L’Europa? È ancora un po’ indietro quanto a consapevolezza degli errori giudiziari e del rischio che anche il sistema più efficiente possa mandare in carcere un innocente. Gli Stati Uniti sotto l’aspetto della presa di coscienza di un errore giudiziario sono più avanti culturalmente, ma soltanto perché si stanno occupando dell’argomento da più tempo e perché possono purtroppo vantare numeri più elevati. In America è anche un po’ più facile ottenere la revisione di un processo, che in Europa sembra invece decisamente più complicato. Parte da qui, da un confronto sull’approccio dei due continenti al tema delle condanne ingiuste, questa intervista che abbiamo realizzato in esclusiva per l’Italia al professor Keith Findley, avvocato e docente di procedura penale alla University of Wisconsin Law School, co-fondatore del Wisconsin Innocence Project, tra i massimi esperti di errori giudiziari negli Stati Uniti.
Molto interessante, perché ci riguarda direttamente, l’opinione del professor Keith Findley sui numeri da record negativo che possiamo purtroppo vantare sui casi di ingiusta detenzione: “Millle all’anno? Sono davvero tanti, da noi il problema è molto meno sentito”.
L’intervista a Keith Findley è stata realizzata in occasione del convegno internazionale “Rethinking Wrongful Conviction”, organizzato dal professor Luca Luparia, direttore di Italy Innocence Project nonché docente di Procedura penale del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre, a cui Keith Findley ha partecipato con un intervento sui fattori socio-psicologici che sono collegati al grande tema degli errori giudiziari, dell’influenza dei media e di tutti gli altri elementi che ruotano attorno a una sentenza di condanna ingiusta, anche dal punto di vista dei danni sulla vittima e suoi suoi cari.