Beniamino Zuncheddu innocente errori giudiziari

Il caso Zuncheddu, l’errore giudiziario più grave della storia italiana

Se tutto andrà come a questo punto è molto probabile che vada, nel giro di poche settimane le cronache dovranno necessariamente parlare di Beniamino Zuncheddu come del protagonista del più grave errore giudiziario nella storia italiana. Quello che farà quasi impallidire altri clamorosi giudiziari come quello di Giuseppe Gulotta (22 anni in cella da innocente per un duplice omicidio con cui non c’entrava nulla) e quello di Angelo Massaro (21 anni dietro le sbarre per un assassinio mai commesso). Per quasi 33 anni Zuncheddu è stato in carcere (la Corte d’appello di Roma gli ha appena concesso la libertà condizionale), condannato all’ergastolo per un triplice omicidio che non ha commesso lui. C’è una montagna di prove che lo scagionano, un procuratore generale (quello di Cagliari) che ha già dichiarato pubblicamente di essere convinto della sua innocenza.  Contro la condanna di Zuncheddu è in corso da quasi quattro anni un processo di revisione. La sentenza è ormai imminente. Se mai dovesse essere favorevole, ci troveremmo di fronte a una ingiusta detenzione lunga più di metà della vita del condannato da innocente. Una tragedia giudiziaria, un dramma umana a cui solo pochissimi casi in Italia possono avvicinarsi.

Chi è Beniamino Zuncheddu

Beniamino Zuncheddu è nato il 27 aprile 1964 a Cagliari. Per tutta la vita – o meglio, per tutta la prima parte della sua vita – ha fatto il pastore. Poi è arrivata la mazzata più tremenda che mai potesse immaginare. Qualcosa che ha messo una pietra tombale sulla sua esistenza. Zuncheddu è stato arrestato il 28 febbraio 1991 per il triplice omicidio di Gesuino Fadda, Giuseppe Fadda e Ignazio Pusceddu, avvenuto a Sinnai (in provincia di Cagliari) l’8 gennaio del 1991 quando il pastore aveva solo 27 anni. Ad accusare Zuncheddu, l’unico sopravvissuto alla strage, Luigi Pinna, che in un primo momento ha affermato di non poter riconoscere il killer perché con il volto coperto da un collant, ma successivamente ha puntato il dito contro Beniamino dopo un primo riconoscimento fotografico e un secondo “all’americana”. Proprio quei due riconoscimenti mettevano le basi per un errore giudiziario colossale. Eppure, da quel momento in poi, per il giovane pastore non c’è stato più scampo: malgrado continuasse a urlare la sua innocenza, è stato condannato con sentenza definitiva all’ergastolo dalla Corte d’assise d’appello di Cagliari. Era il 16 giugno 1992.

La riapertura del caso Zuncheddu

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L’avvocato Mauro Trogu, legale di Beniamino Zuncheddu (© foto: Errorigiudiziari.com)

A 28 anni appena compiuti, Beniamino Zuncheddu si ritrovava così dietro le sbarre per un reato che non aveva commesso. Sono dovuti passare 25 anni prima che un flebile filo di speranza comparisse per la prima volta nel destino del pastore sardo. Nel 2017 l’avvocato Mauro Trogu, su richiesta della sorella di Beniamino, Augusta, ha assunto la difesa di Zuncheddu. Il legale ha ripreso in mano tutto il fascicolo e si è messo a studiare gli atti senza sosta, giorno e notte. E fin da subito ha notato che c’era più di un elemento che non quadrava e che permetteva di puntare alla revisione del processo.

Non si sbagliava. Nel 2020 l’istanza di revisione viene accettata dalla Corte d’appello di Roma, su richiesta anche dell’allora Procuratore generale di Cagliari, Francesca Nanni.  Per Beniamino Zuncheddu l’iniziale flebile filo di speranza si trasforma in una concreta opportunità per far finalmente emergere la verità. Che cos’è successo? Luigi Pinna – unico testimone oculare dell’aggressione culminata con i tre omicidi, sopravvissuto all’agguato nonostante le ferite riportate – ha ammesso,  parlando con la moglie e senza sapere di essere intercettato, che prima del riconoscimento ufficiale in Procura l’agente di polizia Mario Uda gli ha mostrato la foto di Zuncheddu. Insomma, ha condizionato il testimone, cercando di influire sulle sue dichiarazioni e orientandolo ad accusare il pastore sardo.

La svolta

Lattanzi Maimone Zuncheddu
Beniamino Zuncheddu tra Valentino Maimone e Benedetto Lattanzi (© foto: Errorigiudiziari.com)

La svolta è arrivata in un’udienza determinante del processo di revisione  davanti alla Corte d’appello di Roma durante cui Luigi Pinna ha confermato ciò che aveva detto nel corso dell’intercettazione: «Prima di effettuare il riconoscimento dei sospettati, l’agente di polizia che conduceva le indagini mi mostrò la foto di Beniamino Zuncheddu e mi disse che il colpevole era lui. È andata così». Nel silenzio assoluto dell’aula, Pinna ha poi ammesso di «aver sbagliato a dare ascolto alla persona sbagliata. Penso che quel giorno a sparare furono più persone, non solo una, ma il killer aveva il volto coperto da una calza». Dunque impossibile da riconoscere.

Mancano poche settimane e poche udienze alla fine di un processo che sta lasciando col fiato sospeso un paese intero come la sua Burcei, tutti i familiari e gli amici di Beniamino, più tutti coloro che hanno conosciuto quest’uomo mite e a un passo dal crollare per colpa di un’ingiustizia colossale (tra cui noi di Errorigiudiziari.com, i primi in assoluto a intervistare in video Zuncheddu nel tentativo di portare a conoscenza dell’Italia intera una vicenda così sconvolgente). In attesa che i giudici della Corte d’Appello di Roma pronuncino quella formula: «assolto per non aver commesso il fatto».

 

Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone

Ultimo aggiornamento: 26 novembre 2023

 

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