Commissione Giustizia Camera Enzo Tortora errori giudiziari

Chi ha paura della Giornata per le vittime degli errori giudiziari?

Chi ha paura della Giornata nazionale per le vittime degli errori giudiziari? E soprattutto: perché? Sono domande legittime da porsi, in queste giornate attraversate da polemiche tanto aspre quanto inaspettate, per un tema che dovrebbe mettere d’accordo tutti senza problemi. E invece è tutto il contrario.

Le toghe e la Giornata per le vittime degli errori giudiziari

I magistrati italiani hanno il “no” facile. Respingono la separazione delle carriere e annunciano scioperi per sottolinearlo, rifiutano i limiti nella pubblicazione delle intercettazioni sui media, chiudono su tutto, non fanno passare uno spillo. Pensare che si sarebbero lasciati intenerire da una proposta innocua e gentile come l’istituzione di una giornata nazionale in memoria delle vittime dei loro errori, è stato un peccato di superficialità. Così come lo è stato aver pensato che un normale iter parlamentare potesse andare oltre certi istinti di autoconservazione o superare certe vecchie abitudini della politica. Quando in realtà c’è un altro grosso problema che resta irrisolto.

Il Parlamento sta ragionando sull’istituzione di una Giornata nazionale per le vittime degli errori giudiziari il 17 giugno, data simbolica perché coincide con l’arresto di Enzo Tortora. Si tratterebbe di un’iniziativa di sensibilizzazione nelle scuole che avrebbe per temi il valore del giusto processo e quello della libertà e della dignità personale, della presunzione di non colpevolezza anche e soprattutto nei confronti dei detenuti in attesa di giudizio (ricordiamolo: circa uno su tre del totale della popolazione carceraria italiana). Apriti cielo. L’Associazione nazionale magistrati, tramite il suo presidente Giuseppe Santalucia, ha fatto sapere di considerarla incomprensibile ai più (perché i cittadini non sarebbero in grado di cogliere tecnicamente il significato di errore giudiziario), inutile, demagogica e perfino pericolosa (potrebbe far apparire come liberticida il nostro sistema giudiziario), insomma ingiustificata (perché allora non istituire anche una giornata per le vittime di errori medici?).

Capire gli errori giudiziari non è poi così difficile

Soffermiamoci un attimo su queste osservazioni. A cominciare dalla prima: quest’idea di un cittadino impreparato perché privo di mezzi intellettuali che gli consentano di cogliere il significato (sì, anche quello tecnico) di un concetto giuridico come l’errore giudiziario, ci stupisce e non ci piace. Così come non ci piace il ragionamento che ne potrebbe derivare, cioè che solo la magistratura, i giuristi, i giornalisti e insomma gli addetti ai lavori sarebbero in grado di afferrarne ed elaborarne il senso.  Qual è il timore, che ai ragazzi nelle scuole possa essere spiegato male l’errore giudiziario? Se così fosse, la soluzione sarebbe fin troppo facile: si faccia in modo che anche i magistrati – insieme con gli avvocati – approfittino della Giornata per andare nelle scuole e far capire bene quel che c’è da capire. Noi, nel nostro piccolo, proviamo a farlo da anni (alle superiori e nelle università di Roma, Milano, Torino, Brescia, Udine, Bologna, Modena e tante altre), sempre ricavandone riscontri entusiasti da parte dei ragazzi.

Raccontare gli errori è questione di libertà

La seconda osservazione dell’Anm: la Giornata nazionale per le vittime degli errori giudiziari rischierebbe di far passare il nostro sistema giudiziario come liberticida. Davvero? Ricordare le vittime di errori dei giudici vuol dire far capire ai ragazzi e all’opinione pubblica che sì, anche la magistratura può sbagliare e quando succede sono guai grossi, colossali per chi ci capita. Non vuol dire certo dimenticare o – peggio – svilire l’egregio lavoro che ogni giorno migliaia di pm e giudici fanno in tutta Italia, mandando avanti con grande fatica la macchina della giustizia nel nostro Paese. Raccontare e spiegare che gli errori giudiziari esistono, invece di spazzarli via sotto il tappeto dell’ipocrisia, alimenta la libertà, non la uccide.

Errori giudiziari ed errori medici

Andiamo avanti: l’Associazione nazionale magistrati si chiede perché mai istituire una Giornata per le vittime degli errori giudiziari, se non ne esiste una per quelle degli errori sanitari. Facile: un medico che sbaglia paga, dal punto di vista disciplinare, civile e penale; un magistrato che commette un errore non viene sanzionato mai o praticamente mai. C’è una bella differenza: non vederla (o, peggio, fingere di non farlo) sorprende e amareggia.

E poi c’è la politica, certa politica: quella dell’opposizione al governo in carica. Al momento di votare il provvedimento, in Commissione Giustizia della Camera, Il Movimento 5 Stelle si è astenuto sulla base di ragionamenti – pensa un po’ – identici a quelli dell’Anm. Il Pd ne ha fatto prima una questione procedurale (sul ritardo con cui la bozza del provvedimento era stata recapitata ai membri, che non avevano avuto il tempo di analizzarla a dovere) e poi di lana caprina (quello di Tortora non fu tecnicamente un errore giudiziario, casomai un’ingiusta detenzione per la quale non fu peraltro neanche risarcito). Qualcun altro si è aggrappato al portafoglio, contestando una presunta spesa dello Stato: falso, la Giornata non costerebbe un euro pubblico.

Il ruolo dei media

Intanto lo stillicidio non si ferma: tre innocenti al giorno continuano a essere arrestati con la certezza che saranno risarciti. Le nostre stime dicono che negli ultimi 30 anni almeno 100mila persone hanno subìto una custodia cautelare, salvo poi essere riconosciute non colpevoli (a prescindere dall’aver ottenuto o meno un indennizzo). E chissà quante altre sono state ripassate nella padella dei tribunali senza magari essere arrestate, ma vedendosi la vita devastata da una condanna mediatica precoce.

Eccolo, il problema irrisolto. Finché la stragrande maggioranza dei media continuerà a tirarsi una volata reciproca con i magistrati, crocifiggendo gli indagati sulla sola base di un avviso di garanzia o anche di un arresto perché così pare al pm di turno, il cittadino sarà sempre un presunto colpevole. Scardinare questo meccanismo, ripristinare la legalità anche nella considerazione di un indagato, è la chiave da cui ripartire. Per non restare impantanati nell’indegna situazione attuale o, peggio, tornare indietro all’epoca in cui il giornalismo crocifisse Tortora.

Questione di rispetto per le vittime degli errori

È vero, in Italia ci sono tantissime, forse persino troppe giornate nazionali per qualcosa. Alcune sono fondamentali, altre meno, altre forse realmente inutili. Ma se anche quella in memoria delle vittime degli errori giudiziari fosse inutile: perché preoccuparsene? Perché fare muro per impedirla? Perché sminuirla, sdegnarla, ridicolizzarla? Così facendo non capiscono che stanno sminuendo, sdegnando e ridicolizzando chi – per quegli errori – si è visto mandare in frantumi un’esistenza.

 

Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone

Ultimo aggiornamento: 16 dicembre 2024

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