Viggo Kristiansen errori giudiziari in Norvegia

«Ho subìto uno dei più gravi errori giudiziari in Norvegia»

Questo è il racconto di uno dei più gravi errori giudiziari in Norvegia. La storia di un uomo costretto a passare ventun anni in carcere con l’accusa di aver commesso un reato doppiamente orribile: violenza sessuale e omicidio nei confronti di due bambine. Ebbene: quell’accusa era falsa. E così Viggo Kristiansen, oggi quarantatreenne, ha finito per passare metà della sua vita dietro le sbarre per un reato mai commesso.

La notizia è di questi giorni: la procura del Paese scandinavo ha ritirato ufficialmente e definitivamente ogni tipo di accusa nei confronti di Kristiansen, dopo aver riesaminato tutti gli elementi che avevano condotto alla sua condanna. E ora l’uomo, che aveva finito di scontare la pena lo scorso anno, può legittimamente presentare un’istanza di risarcimento per l’errore giudiziario di cui è rimasto vittima. L’avvocato punta a ottenere almeno 30 milioni di corone norvegesi, l’equivalente di circa 3 milioni di euro. La sua assoluzione dovrà comunque ancora essere stabilita definitivamente da un tribunale, ma con il ritiro delle accuse da parte della procura, non ci saranno sorprese.

Tra i più clamorosi errori giudiziari in Norvegia

La storia inizio il 19 maggio 2000, quando due bambine vengono trovate morte dopo aver nuotato in un lago della zona a sud della Norvegia: si tratta di Stine Sofie Sorstronen, 8 anni, e Lena Slogedal Paulsen, 10 anni. I loro corpi vengono rinvenuti in condizioni penose, le piccole hanno subìto una violenza sessuale prima di essere uccise. La vicenda scuote l’opinione pubblica in un Paese in cui crimini di questo tipo sono particolarmente rari. Gli inquirenti arrivano a Viggo Kristiansen  grazie alla confessione di un suo amico, Jan Helge Anderson, che raccontò di come Kristiansen avesse attirato le bambine con la scusa di cercare gattini, per poi abusare di loro e ucciderle a colpi di coltello nel petto e al collo.

La condanna di Viggo Kristiansen

Anderson disse ai magistrati che Kristiansen era stato l’esecutore materiale del duplice delitto, mentre lui l’aveva soltanto aiutato a nascondere i cadaveri, coprendoli con le foglie e sistemandoli tra due grandi massi, liberandosi infine dei costumini da bagno sporchi di sangue. Questa collaborazione con gli inquirenti gli consentì di ottenere una pena più leggera, diciannove anni di reclusione, rispetto a quella che fu inflitta a Viggo Kristiansen sia in primo grado, nel 2001, sia in appello, l’anno dopo: ventun anni di carcere, la pena detentiva più lunga mai comminata fino ad allora nel Paese. Che però ancora non si sapeva di essere di fronte a uno dei più gravi errori giudiziari in Norvegia, tra i più clamorosi della Scandinavia.

La riapertura del caso

Nel 2021 il caso è stato riaperto. La ricostruzione dei fatti fornita da Anderson è stata totalmente screditata. Un test del DNA ha stabilito l’impossibilità che più persone fossero coinvolte nel duplice omicidio. E i tabulati telefonici hanno dimostrato che il cellulare di Viggo Kristiansen era molto distante dalla scena del crimine al momento dei fatti. Di conseguenza, Anderson è stato di nuovo indagato.

Le scuse del procuratore generale

Di fronte a uno dei più clamorosi errori giudiziari in Norvegia, il procuratore generale del Paese scandinavo, Jon Sigurd Maurud, si è sentito in dovere di fare qualcosa che in Italia è un’eventualità remota, se non proprio impossibile: le scuse alla vittima di questa lunghissima ingiusta detenzione.  «Il caso ha avuto conseguenze profondamente tragiche, soprattutto per Kristiansen – che ha scontato più di 20 anni di carcere ed è stato quindi privato di gran parte della sua vita – e per i suoi parenti. Voglio quindi, a nome dell’accusa, porgere le mie più sincere scuse per l’ingiustizia inflitta», ha detto il procuratore generale ai giornalisti. In una differente occasione si sono scusati anche la polizia nazionale e il distretto di polizia che ha condotto le indagini. In Italia c’è un uomo che ha vissuto un’esperienza molto simile a quella di Kristiansen: si chiama Angelo Massaro, ha passato anche lui ventun anni in carcere, accusato anche lui di un omicidio mai commesso. Nel suo caso, però, nessuno degli investigatori e dei magistrati che lo arrestarono e lo condannarono si è mai sentito in dovere di porgergli delle scuse. Solo un giudice ha avuto il coraggio e la forza di farlo, al termine della proiezione di “Peso morto”, il docufilm dedicato alla sua vicenda. Ma non era tra quelli che contribuirono a uno dei più gravi errori giudiziari della storia italiana.

 

(fonti: Fidelity HouseToday)

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