Omicidi, corruzione di pubblici ufficiali, abuso di potere. E ancora, false accuse, indagini approssimative, testimonianze sbagliate, giudici disattenti e superficiali. Sono gli ingredienti dell’ultimo legal thriller di John Grisham, “L’avvocato degli innocenti” (Mondadori, 324 pagine), con cui torna ad affrontare in un suo romanzo storie di errori giudiziari nel sistema legale americano. Un sistema in cui il problema degli innocenti in carcere è drammaticamente presente e tavolta sottovalutato dall’opinione pubblica.
Il tema degli errori giudiziari lo conosce bene, Grisham: prima di dedicarsi con successo alla scrittura ha frequentato per dieci anni i tribunali del suo Paese come avvocato penalista. Inoltre, da diverso tempo ormai, collabora con Innocence Project, la fondazione creata dai super esperti Barry Scheck e Peter Neufeld che negli Stati Uniti è riuscita a tirare fuori dal braccio della morte decine di persone accusate ingiustamente, grazie alla prova del Dna.
Il protagonista del romanzo di Grisham “L’avvocato degli innocenti” è Cullen Post, un legale, pastore episcopale, che lavora per un’associazione non profit, la Guardian Ministries, che ha l’obiettivo di scagionare detenuti condannati a causa di un errore giudiziario. L’avvocato Post, che ha all’attivo già otto casi risolti, si convince che Quincy Miller, un uomo in carcere già da 22 anni, stia scontando un ergastolo per un omicidio che non ha commesso. E dunque, anche a costo di rischiare la propria vita, decide che farà di tutto per ottenere la revisione del processo, pur sapendo che “condannare un innocente è facilissimo, ma scagionarlo è quasi impossibile”.
Trecentoventiquattro pagine, quelle di Grisham, che si leggono tutte di un fiato grazie alla sapienza narrativa e al ritmo serrato di uno degli scrittori di maggior successo del panorama internazionale, con 40 romanzi in 31 anni di carriera e oltre 300 milioni di copie vendute in tutto il mondo.