Zhang Yuhuan

La più lunga ingiusta detenzione nella storia della Cina

Arrestato da innocente. Costretto con la tortura a confessare un duplice omicidio mai commesso. Condannato a morte. E riconosciuto totalmente estraneo alla vicenda solo ventisette anni dopo l’arresto. È la storia di Zhang Yuhuan, un carpentiere che oggi ha 52 anni. Quando fu arrestato ne aveva solo 23.

Era l’ottobre del 1993 quando Zhang Yuhuan, originario di Jinxiang (nella contea di Nanchang, Jiangxi) si vide scattare le manette ai polsi perché accusato di aver ucciso due bambini, trovati morti in un deposito dell’acqua vicino alla sua casa. Dopo un rapido processo, basato principalmente su una confessione estorta con la violenza (non una novità per la polizia cinese, secondo le principali associazioni internazionali a tutela dei diritti umani), il carpentiere venne condannato a morte nel gennaio del 1995, ma la sentenza fu sospesa e commutata in ergastolo due anni dopo.

In tutto questo tempo Zhang Yuhuan non ha mai smesso di gridare la sua innocenza, spiegando di aver confessato soltanto perché costretto dalla tortura. Dal carcere ha scritto almeno 600 petizioni agli inquirenti. L’ultima richiesta formale per ottenere un nuovo processo risale all’agosto 2017: nel marzo 2019 l’Alta Corte del Popolo di Jiangxi ha detto sì alla revisione della sentenza precedente, riaprendo ufficialmente il caso.

La pubblica accusa ha riconosciuto che oltre alla confessione di Zhang Yuhuan, estorta con la violenza, non c’erano prove sufficienti per incolparlo. E il 4 agosto 2020 la corte ha deciso di assolverlo. Subito dopo la sentenza, un rappresentante della Corte si è scusato con il carpentiere per conto del tribunale e lo ha informato del suo diritto di chiedere un risarcimento allo Stato.

Con i suoi 9778 giorni trascorsi in carcere da innocente, quella di Zhang Yuhuan è diventata l’ingiusta detenzione più lunga nella storia recente della Cina. Un primato fino a oggi detenuto da Liu Zhonglin, arrestato a 22 anni e tenuto in carcere da innocente per 25 anni, poi risarcito per il suo errore giudiziario con 4,6 milioni di yuan (pari a circa 600 mila euro), calcolati sulla base di circa 67 euro per ciascuno dei 9217 da lui trascorsi dietro le sbarre senza colpa.

Zhang ha già annunciato che chiederà l’indennizzo, pur consapevole che nessuna somma potrà mai riparare l’enorme danno subito:  «Dopo tanti anni in prigione mi sente come un pazzo, completamente fuori dalla società», ha spiegato in un’intervista rilasciata al giornale on line “Caixin”. I suoi legali stanno ragionando se intentare un’azione di responsabilità nei confronti degli inquirenti.

Lo speaker della televisione di Stato, che ha dato notizia della sua liberazione,  ha citato il presidente Xi Jinping, che una volta ha detto: «Non è mai troppo tardi per correggere gli errori».

Secondo diversi osservatori, la Cina ha da tempo cominciato a combattere il problema delle condanne ingiuste (che stava assumendo dimensioni molto preoccupanti), tranne però quelle relative a reati politici e di opinione.

 

(fonti: Asianews, South China Morning Post, BBC News)

Ultimo aggiornamento: 6 agosto 2020

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