Il compianto Stefano Livadiotti li definiva “L’ultracasta”. Chi sono? I magistrati. Scorrendo gli ultimi dati sulle ingiuste detenzioni e gli errori giudiziari si percepisce, in tutta la sua portata, la sostanziale immunità dei magistrati a qualsivoglia conseguenza per gli sbagli commessi nel loro operato. Dal 1992 a oggi, oltre 28 mila persone hanno ottenuto un indennizzo per ingiusta detenzione o per riparare un errore giudiziario, al ritmo medio di mille ogni anno. Più di 28 mila individui ingiustamente detenuti per un provvedimento erroneo emesso dai magistrati della Repubblica, che quasi mai ricorrono alla legge “ex Vassalli” per cercare di rivalersi nei confronti delle toghe da cui ritengono di essere stati danneggiati.
A fronte di numeri come questi, migliaia e migliaia di casi accertati di ingiusta detenzione, quanti procedimenti disciplinari sono stati avviati nei confronti dei magistrati? La risposta è nelle dichiarazioni ufficiali della Relazione del Ministero della Giustizia, relativa ai dati degli ultimi due anni: «Neppure dall’attento monitoraggio avviato dall’Ispettorato generale sulle ordinanze di accoglimento delle domande di riparazione per ingiusta detenzione, è emersa alcuna correlazione tra i citati provvedimenti e gli illeciti disciplinari dei magistrati».
Insomma: stando alle parole del ministro della Giustizia, l’operato dei magistrati è encomiabile e tutti i provvedimenti sono scevri da qualsivoglia appunto. Peccato che ci sono stati migliaia di persone che hanno conosciuto le patrie galere, la gogna mediatica e giudiziaria senza aver la minima responsabilità.
Ma il dato ancora più sconcertante riguarda le fattispecie dell’illecito disciplinare previsto dall’art. 2 lettera g) del Decreto legislativo n.109/1996, in relazione a quelle esercitate per le scarcerazioni oltre i termini di legge. Sono i casi in cui i magistrati: “hanno omesso di adottare gli accorgimenti necessari al fine di evitare il ritardo nella rimessione in libertà, per decorrenza dei termini massimi, degli indagati sottoposti a misure cautelari personali. Conseguentemente, hanno provveduto a disporre la liberazione dei predetti con apprezzabile, sistematico ritardo”. Insomma, sono i casi in cui i magistrati, distratti perché “oberati dal lavoro” (la scusante più usata), si sono dimenticati dietro le sbarre detenuti ancora in attesa di giudizio e quindi innocenti fino a prova contraria.
Nei tre anni dal 2017 al 2019 sono state promosse 53 azioni e di queste 16 si sono concluse con l’assoluzione o non luogo a procedere e 31 sono ancora in corso di esame e solo 4 hanno portato alla “censura”. Una sorta di tiratina di orecchie per il magistrato che ha lasciato languire in carcere una persona.
A fronte dei numeri abbiamo la chiara dimostrazione di quello che scriveva Giampaolo Pansa il 14 dicembre 2008:“ I magistrati sono l’ultima corporazione rimasta intatta. Hanno conservato tutti i poteri e i privilegi. Formano la lobby più forte del paese”. Intoccabili e innominabili.
Da allora nulla è cambiato, Vostro Onore.
Avv. Riccardo Radi