Carlo Nordio: «Responsabilità civile, bisogna colpire le carriere»

Carlo Nordio, procuratore aggiunto di Venezia

Carlo Nordio, lei che è procuratore aggiunto a Venezia, ha letto le linee guida per la riforma della giustizia, lì dove il ministro Andrea Orlando…

«La interrompo. Prima vorrei parlare della riforma della Pubblica amministrazione….

 

Perché, cosa c’entra?

«Perché c’è una parte che riguarda la giustizia in maniera importante e secondo me non se ne sono nemmeno accorti di cosa stanno approvando: lì dove si dice che i giudici andranno in pensione a 70 invece che a 75 anni. In un solo colpo decapitano almeno 550 posti apicali di giudici: presidenti di tribunali, giudici di Cassazione, di Corti d’Appello, procuratori capi… Significa la paralisi del Consiglio superiore della magistratura: in media ci mette sei mesi a nominare un procuratore capo di posti come Roma o Napoli. Come faranno a nominarne 550 tutti insieme? Sarà un effetto tsunami».

 

Ma invece: parliamo della responsabilità civile dei magistrati. Ha visto le linee guida che lunedì sono state pubblicate sul sito del ministero della giustizia?

«Sì. Sono vent’anni che scrivo e riscrivo che un magistrato che sbaglia deve essere sanzionato. Però..».

 

Però cosa?

«Se si pensa di sanzionare un magistrato con una pena pecuniaria si sbaglia».

 

Ah sì? Eppure il ministro della giustizia Andrea Orlando sta addirittura pensando di incrementare la soglia di rivalsa da parte dello Stato sul magistrato, passando da un terzo dell’annualità dello stipendio alla metà….

«Inutile. Così incrementeranno soltanto i premi delle assicurazioni. Tutti noi giudici siamo assicurati e paghiamo anche tanto queste assicurazioni. Ecco perché la pena pecuniaria non è un deterrente per i nostri errori».

 

E allora? In che modo secondo lei si può sanzionare un giudice?

«In termini di carriera. È molto semplice. Anche con la sospensione dal servizio. Oppure, nei casi più gravi, arrivando alla destituzione. Questo sì che funzionerebbe come deterrente».

 

Nella riforma della giustizia c’è l’ipotesi di congelare i tempi della prescrizione durante i gradi del processo, così da evitare che un processo venga fatto durare troppo a lungo apposta per far scadere i termini della prescrizione…

«Sacrosanto mettere mano alla prescrizione. Ma bisogna stare attenti, il tema è molto delicato e bisogna trovare un giusto equilibro con i diritti dell’imputato».

 

Nella riforma della giustizia c’è anche una parte che riguarda il Csm, a cominciare dall’idea di pensare a nuovi sistemi elettorali per attenuare il peso delle correnti…

«C’è un solo modo per attenuare il peso delle correnti e anche quello politico del Csm».

 

Quale?

«Estrarre a sorte i giudici che devono far parte del Csm. E, soprattutto, non far più nominare alcuni membri dal Parlamento. Con un Consiglio superiore della magistratura formato da soli giudici si garantisce un’assoluta indipendenza dal poter politico. Oltre, ovviamente, a garantire la separazione dei poteri».

 

La separazione dei poteri va bene. Ma cosa intende per estrarre a sorte i nomi dei giudici del Csm?

«Esattamente quello che ho detto: estrarre a sorte i nomi pescando in un bacino di giudici che hanno avuto almeno quattro promozioni durante la loro carriera. In questo modo è sicuro che qualunque nome verrà estratto farà parte per forza dei migliori della categoria».

 

All’interno del Csm si sta pensando anche a distinguere tra funzione amministrativa e disciplinare: chi decide di promuovere un dato giudice non può essere lo stesso che poi decide su un eventuale illecito disciplinare dello stesso giudice. Che ne pensa?

«Distinzione sacrosanta».

 

Il governo vuole approvare la riforma della giustizia come una legge ordinaria e non con una legge costituzionale. È giusto secondo lei?

«Non mi sembra proprio. Ci sono parti della giustizia che sono assolutamente costituzionali. Il Csm, ad esempio, è una di queste».

 

 

(fonte: Alessandra Arachi, Corriere della Sera, 7 agosto 2014)