Ingiusta detenzione, accolto solo un terzo delle richieste di risarcimento

Chi ha subito anni e anni di carcere, magari anche accusato di gravi reati per poi essere assolto con sentenza definitiva, deve poter avere il risarcimento per ingiusta detenzione come prevede la legge, ma in realtà non è così. Gli ultimi dati Eurispes e dell’Unione delle camere penali italiane evidenziano questo aspetto e parlano di una media di 2.500 domande annuali per il risarcimento da ingiusta detenzione, nel 2011 ne sono state presentate 2369, ma dell’accoglimento di sole ottocento delle stesse, pari a un terzo. Premettendo che chi inoltra domanda di risarcimento è una persona che è stata assolta con sentenza definitiva, diventa incredibile il rigetto di un numero così alto di domande.

 

Il motivo è semplice:  l’Italia è l’unico paese in Europa, ma credo nel mondo dove nell’istituto della riparazione per ingiusta detenzione è stata inserita una clausola, nel comma 1 dell’articolo 314 del codice penale, dove si afferma che non va concesso il risarcimento a una persona che pur essendo stata assolta abbia con un comportamento di ‘dolo e colpa grave’ tratto in inganno gli inquirenti. Questo concretamente vuol dire che non si valutano le sentenze assolutorie, ma si istruisce un altro processo sui comportamenti e frequentazioni delle persone assolte.

 

Una cosa incredibile e inaccettabile per uno stato di diritto. Una norma completamente anticostituzionale. Ma purtroppo in Italia è così. Si discriminano le persone assolte e si classificano in base alle frequentazioni avute. Praticamente chi viene assolto in luoghi dove è presente la criminalità organizzata, è difficile che possa avere il risarcimento in quanto poteva frequentare pregiudicati.

 

Chi accusato di reati di eversione e poi assolto se frequentava ambienti legati al movimento “antagonista” veniva e viene precluso dalla possibilità del risarcimento in quanto anche lì si accusa la persona di frequentazioni sbagliate, che possono aver tratto in inganno gli inquirenti. In tutto questo c’è una profonda ingiustizia, perché se una persona è stata assolta ha diritto al risarcimento. Praticamente con questo escamotage del dolo e colpa grave si è completamente depotenziato un istituto come quello della riparazione per ingiusta detenzione che presiede alla difesa di un alto principio costituzionale che è quello della inviolabilità della libertà personale.

 

Uno Stato che non risarcisce tutti coloro ai quali questa libertà è stata tolta ingiustamente per un mese, un anno, per dieci e più anni, non è uno Stato che garantisce i cittadini. Bisogna rimuovere questa clausola vessatoria, affinché venga rispettata la libertà degli individui. I democratici, i garantisti, tutte le persone che credono nei valori della costituzione devono alzare la voce su questa questione.

 

Giulio Petrilli

 

(fonte: Abruzzoweb, Ristretti Orizzonti, 20 settembre 2012