Giovanni Salvi è da circa tre anni il Procuratore generale della Corte d’Appello di Roma. Semplificando di molto, si potrebbe dire che rappresenta il numero uno di tutti i magistrati dell’accusa nella capitale. Il suo ruolo, dunque, è particolarmente delicato nell’amministrazione della giustizia. Ecco perché sono ancora più importanti i concetti che esprime in questa video intervista che gli abbiamo fatto in esclusiva, in occasione del trentennale della morte di Enzo Tortora.
Il caso giudiziario che ha tragicamente coinvolto il popolare presentatore di “Portobello”, divenuto simbolo di tutti gli errori giudiziari in Italia per la mediaticità della sua vittima, per le caratteristiche eclatanti del fatto e per le conseguenze drammatiche che ne derivarono, è tuttora un argomento che divide e di fronte al quale non tutti i magistrati si pongono con animo sereno. E così, se la gran parte dell’opinione pubblica ancora considera la vicenda di Enzo Tortora come uno scandalo della nostra storia giudiziaria recente, troppi segnali fanno ancora considerare che in certi settori delle istituzioni si preferisca dimenticarla: “Sembra quasi che la vicenda Tortora venga evitata. E invece andrebbe studiata“, sostiene l’ex compagna del presentatore, Francesca Scopelliti. Senza contare il rischio che un fatto così possa non restare isolato: “Purtoppo da allora è cambiato pochissimo e c’è il rischio che un altro caso Tortora possa ripetersi“, precisa l’avvocato Gian Domenico Caiazza, che fece parte dello staff di legali che difese il presentatore.
Il Procuratore generale Giovanni Salvi, in questa intervista che ci ha rilasciato, parla liberamente e senza reticenze di temi di solito scottanti e visti come divisivi da parte dei magistrati: gli errori giudiziari, l’ingiusta detenzione, l’uso della custodia cautelare, il grande problema degli innocenti in carcere. E dice cose ampiamente condivisibili per chi antepone concetti fondamentali come il giusto processo, l’equilibrio tra accusa e difesa e la presunzione di innocenza.