Carcere ingiusto, record a Napoli: un caso al giorno

Gli italiani non si fidano dei propri giudici, delle sentenze, delle modalità di espiazione della pena. Dieci volte su cento si rivolgono più in alto, alla Corte europea dei diritti dell’uomo, per cercare di ottenere quella giustizia che ritengono sia stata loro negata o che è arrivata in ritardo, fuori tempo massimo.

 

Alla data del 31 maggio 2012, delle 144.650 cause pendenti dinanzi alla Corte di Strasburgo, 14.150 provenivano dal nostro Paese. Solo la Russia e la Turchia stanno peggio, rispettivamente con 35.350 (24,4%) e 17.150 (11,9%) ricorsi. Ai primi posti dell’elenco compaiono anche la Romania (8,3), l’Ucraina (7,1), la Serbia (5,9), la Polonia (3,2), la Gran Bretagna (2,9), la Bulgaria (2,7) e la Repubblica della Moldova (2,7). Il contenzioso di tutti gli altri 37 Paesi che aderiscono al Consiglio d’Europa è fermo al 21%.

 

Dati allarmanti, che trovano una giustificazione nelle violazioni accertate: sono 2.166 in 52 anni, a fronte delle 2.747 della Turchia e le 1.212 della Russia, con tutti gli altri paesi fermi a tre cifre. Ma, soprattutto, nei dati diffusi dal Censis l’anno scorso e dettagliati dal ministro Guardasigilli, Paola Severino (nella foto), nel gennaio scorso: nella storia repubblicana, quattro milioni di persone sono state coinvolte in inchieste giudiziarie e sono risultate innocenti. Errori giudiziari che costano allo Stato cifre elevatissime per il risarcimento delle ingiuste detenzioni. È di 235,83 euro la cifra di risarcimento per ogni giorno di ingiusta detenzione mentre, se si è stati agli arresti domiciliari, la cifra è dimezzata: 117,91 euro. Nel 2011, tanto per citare l’ultimo dato, sono stati pagati 46 milioni di euro, venti milioni in meno in quel 2007 considerato dalle statistiche. In media ogni anno, ha rivelato il ministro, si celebrano 2.369 procedimenti per ingiusta detenzione o errore giudiziario.

 

Il record (di assoluzioni e risarcimenti) appartiene alla Corte di appello di Napoli: 9,53 % del totale. Ottomila le richieste di risarcimento presentate negli ultimi dieci anni (un terzo delle quali accolte), 213 milioni liquidati tra il 2004 e il 2007. E ventimila errori giudiziari nello stesso quadriennio.

 

Ma nella malagiustizia non c’è solo il carcere. Ci sono anche i processi che finiscono con un’assoluzione. Secondo l’Euripes, sono il 20%. I dati relativi al 2007, ultimo anno di cui sono disponibili le statistiche ragionate, indicano che nel distretto napoletano a quell’epoca c’erano 497 procedimenti pendenti per risarcire ingiuste detenzioni, dei quali 335 iscritti a ruolo in quello stesso anno: 1,36 persone al giorno, dunque, sono state arrestate e processate ingiustamente. Per arrivare al totale di Napoli si devono sommare tutti i procedimenti pendenti presso le Corti di appello di Roma, Milano, Torino, Palermo, Firenze, Genova, Catania, Bologna, Potenza, Cagliari e Trento.

 

Ancora più allarmante il dato regionale della Campania: a quelli di Napoli vanno aggiunti i dati del distretto di Corte di appello di Salerno, con 42 procedimenti pendenti e 37 nuove iscrizioni. Il caso-Napoli rappresenta però solo la punta dell’iceberg.

 

Bari, ad esempio, conta 382 procedimenti per ingiusta detenzione, Catanzaro 246. Seguono Lecce (194), Reggio Calabria (179), Messina (144), Roma (135), Palermo (69). Numeri che potrebbero essere maggiori se la legge non avesse imposto un tempo di prescrizione brevissimo: il risarcimento può essere chiesto entro e non oltre i due anni dalla sentenza liberatoria. In pratica, neppure il tempo di respirare di nuovo l’aria della libertà e di riprendere i fili della propria esistenza. Un’ingiustizia nell’ingiustizia.

 

(fonte: Rosaria Capacchione, Il Mattino, 24 giugno 2012)