Angelo Massaro innocente errore giudiziario

Ventun anni in carcere da innocente per colpa di una consonante

Ventun anni passati in carcere per un errore giudiziario. Uno degli errori giudiziari più gravi della storia italiana recente, nato da un’intercettazione telefonica trascritta male e interpretata peggio. Protagonista della vicenda Angelo Massaro, 51 anni, originario di Fragagnano (un piccolo centro non lontano da Taranto), accusato di aver ucciso e occultato il cadavere di Lorenzo Fersurella nell’ottobre del 1995. Condannato con sentenza definitiva a 30 anni di carcere,  aveva visto riaprirsi la possibilità di tornare libero grazie alla Cassazione, che nel 2015 aveva accolto la richiesta di un processo di revisione nei suoi confronti. Perché il suo avvocato, Salvatore Maggio, aveva trovato finalmente le prove valide per dimostrare una volta per tutte che Massaro, il giorno del delitto, semplicemente non era sul luogo dell’omicidio. Angelo Massaro assolto. Il legale è riuscito insomma a provare che il suo assistito si trovava in una località diversa da quella dalla quale scomparve la vittima: era a Manduria e non a Fragagnano.

Il 2011 aveva già visto Angelo Massaro assolto dall’accusa di un altro omicidio, avvenuto nel 1991. Ora il legale presenterà domanda di risarcimento per ingiusta detenzione: «Ho sentito Angelo stamattina, appena uscito dal carcere di Catanzaro, subito dopo la sentenza del processo di revisione che lo ha assolto per non aver commesso il fatto. Era ancora sotto shock, come se fosse in preda a una piccola crisi di panico. Comprensibile, dopo 21 anni passati ingiustamente in cella».

L’avvocato Salvatore Maggio ha dimostrato che Massaro era stato arrestato (e in seguito condannato) per una parola equivocata nella trascrizione di un’intercettazione telefonica: «A una settimana dall’omicidio, parlando con la moglie, aveva detto in dialetto “tengo stu muers”, cioè sto portando questo coso ingombrante, riferendosi alla pala meccanica che trainava con l’auto. Ma gli investigatori hanno interpretato quella frase come “tengo stu muert”, cioè sto portando il morto, il cadavere. Poi ho trovato un certificato da cui risultava che il mio assistito si trovava al Sert quando sparì l’uomo per il quale Massaro è stato condannato per omicidio. Insomma, tutta una serie di elementi che non erano stati presi in considerazione. Sono contento per essere riuscito a dimostrare l’innocenza di una persona ed è una grande soddisfazione per lui, per la sua famiglia e per quello che è stato fatto».

Contro Massaro c’era stata anche la dichiarazione di un collaboratore di giustizia che sosteneva di aver appreso da altri del presunto coinvolgimento dello stesso Massaro nel delitto. La sua vicenda era stata presa a cuore anche dai Radicali, che avevano presentato a suo tempo un’interrogazione parlamentare.

Massaro, arrestato il 15 maggio 1996, è stato in carcere a Foggia, Carinola (Caserta), Taranto, Melfi e Catanzaro. Negli oltre 20 anni di reclusione è stato spesso lontano dalla residenza di famiglia e quindi dalla moglie e dai due figli. Dal carcere Massaro ha scritto lettere di sensibilizzazione al blog “urladalsilenzio”, al ministero della Giustizia, al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, all’associazione “Antigone” e all’associazione “Bambini senza sbarre”.

La storia di Angelo Massaro assolto è finita nel docufilm “Peso morto”, scritto e prodotto da Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone fondatori dell’associazione Errorigiudiziari.com, per la regia di Francesco Del Grosso, che aveva già diretto “Non voltarti indietro”.

 

(fonti: La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Quotidiano di Puglia, Corriere del Mezzogiorno)

Ultimo aggiornamento: 4 maggio 2023

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