Gulotta, 22 anni in carcere da innocente. Ma lo Stato non lo vuole risarcire

Giuseppe Gulotta il giorno del proscioglimento definitivo

Dopo 36 anni di calvario è riuscito ad avere giustizia: Giuseppe Gulotta con la strage di Alcamo Marina non c’entrava nulla. Sono altri i colpevoli dell’eccidio in  cui il 27 gennaio del 1976 furono assassinati i carabinieri Carmine ApuzzoSalvatore Falcetta. Chi c’era dietro quella strage è uno dei tanti interrogativi disseminati nella storia criminale di questo Paese: di certo non Gulotta, che il 13 febbraio del 2012 è riuscito ad ottenere una sentenza di assoluzione. Solo che lo Stato Italiano, oltre quella sentenza non vuole andare. E non vuole scucire un euro di risarcimento per i ventidue anni di ingiusta detenzione subiti da Gulotta. Il motivo? All’epoca Gulotta ha firmato una confessione in cui si auto incolpava della strage. E poco importa se quella firma in fondo ad un verbale falso, l’allora diciottenne l’abbia messa soltanto dopo una notte di botte e torture.

 

“L’autoincolpazione per un delitto non commesso costituisce in sé fatto doloso, o comunque gravemente colposo, ostativo alla riparazione poiché determinante dell’errore giudiziario” scrive nella memoria difensiva l’avvocato dello Stato Adele Quattrone. Come dire che Gulotta è lui stesso autore dell’errore giudiziario che ha portato alla condanna, e quindi all’ingiusta detenzione.

“Evidentemente l’avvocato Quattrone ha un problema con il diritto costituzionale, dato che la sua memoria viola una serie di verità acclarate dalla Cassazione” commenta l’avvocato Baldassare Lauria, legale di Gulotta anche nel procedimento per il risarcimento danni chiesto alla corte d’appello di Reggio Calabria (la stessa che ha sancito per la prima volta la sua innocenza). Ventidue anni di ingiusta detenzione, trentasei dentro un incubo che sembrava senza uscita e una vita marchiata a fuoco dall’onta di essere indicato come un assassino: quanto vale una violenza del genere? Secondo il legale di Gulotta,  almeno 56 milioni di euro: se concesso sarebbe tra i risarcimenti più alti della storia repubblicana.

Un calcolo basato su tre fattori principali: il fattore biologico, ovvero la distruzione della qualità della vita di Gulotta, che pesa per il 65 per cento della somma totale; il fattore economico, che si riferisce ai mancati guadagni dell’uomo che quando fu condannato in via definitiva (nel 1990) era titolare di una piccola azienda edile; poi c’è il capitolo dell’ingiusta detenzione, un milione di euro per ogni anno trascorso ingiustamente in carcere, e quindi ventidue milioni in totale.

 

L’avvocatura dello Stato, però, non ci sta. “Secondo loro le violenze perpetrate dai carabinieri nei confronti di Gulotta non devono essere risarcite dallo Stato: una follia che sconfessa perfino l’articolo 28 della Costituzione” spiega l’avvocato Lauria. “In più – continua il legale – dicono che il mio cliente non può essere risarcito perché con la sua confessione ha creato lui stesso l’errore giudiziario. Sarebbe vero, se solo Gulotta non fosse stato costretto a confessare reati mai commessi dalle torture subite dopo l’arresto. Dopo tre ore dalla sua confessione, smentì tutto davanti ad un giudice”.

 

La vita di Gulotta è cambiata all’improvviso una notte dell’inverno del 1976, quando i carabinieri lo vanno a prelevare a casa sua. “Dobbiamo chiederti alcune cose” dicono i militari a Giuseppe Gulotta, un ragazzo di Alcamo, in provincia di Trapani, di professione muratore. “Io avevo fatto richiesta per entrare nella Guardia di Finanza, all’epoca era normale che i carabinieri chiedessero informazioni preliminari agli aspiranti finanzieri. Pensavo si trattasse di quello” ricorda il diretto interessato. E invece non ti trattava del concorso per fare il finanziere.

Giuseppe Vesco, arrestato pochi giorni prima, aveva accusato Gulotta e gli amici Gaetano SantangeloVincenzo Ferrantelli, di essere gli autori della strage di Alcamo Marina. Dopo l’assoluzione di Gulotta, anche Santangelo e Ferrantelli, fuggiti in Sudamerica prima che la sentenza diventasse definitiva, hanno fatto istanza di revisione. E dopo aver ottenuto la cancellazione della condanna hanno chiesto a loro volta il risarcimento danni alla corte d’appello di Catania, che gliel’ha accordato: per due anni e due mesi di carcere hanno ottenuto poco più di un milione di euro.

 

Perché invece nel caso di Gulotta l’avvocatura dello Stato si oppone? “Perché Gulotta è il simbolo dell’errore giudiziario della strage di Alcamo Marina” spiega l’avvocato Lauria. “Dirò di più – continua – Gulotta è l’errore giudiziario più clamoroso del dopoguerra. Ed è anche l’unico che accetta di farsi la galera, e il primo che riesce a provare la sua innocenza. Lo Stato non vuole risarcirlo perché continua nella negazione di quello che è un mostruoso depistaggio”.

 

(fonte: Giuseppe Pipitone, L’Ora, 13 febbraio 2015)