Scopelliti: "Carriera finita per i giudici che sbagliano"

Francesca Scopelliti

Ospite di Raiuno, alle Storie Vere di Eleonora Daniele, ho conosciuto Giovanni De Luise un giovane che si è fatto – innocente – otto anni di galera con l’accusa di omicidio camorristico. Uno di quei poveri disgraziati che – loro malgrado – entrano nel tritacarne della giustizia, uno di quei tanti, troppi, che non hanno voce e per i quali Tortora avrebbe offerto volentieri la sua. In sua mancanza, proverò io a parlare, consapevole dei miei tanti limiti ma supportata dalla forza che Enzo mi ha inculcato.

 

A dicembre del 2004 Giovanni diventa colpevole solo perché ha un viso tondo come quello del vero assassino. Dopo rimane colpevole perché l’inchiesta non intende allontanarsi da una comoda linea accusatoria, tanto che due amici del presunto colpevole che ne confermano l’alibi (erano insieme in ospedale per un’altra triste vicenda familiare) vengono arrestati per favoreggiamento.

 

A luglio di quest’anno, il vero assassino si pente e confessa il suo delitto per il quale sta pagando un innocente: Giovanni e l’omicida-pentito hanno entrambi il viso rotondo: si somigliano. Quindi la sorella della vittima, nei fatti, ha visto un viso tondo e da lì è partita con le sue accuse. Qualsiasi altra persona sarebbe potuta finire in questo equivoco.

 

Quarantacinque giorni fa Giovanni viene rimesso in libertà in attesa della revisione del processo: innocente e libero ma privato di otto anni della sua vita, privato della sua gioventù. Giovanni aveva una fidanzata, un lavoro, progetti per il futuro: oggi non ha più nulla, solo tanta paura, tanta angoscia, e il giusto desiderio di tornare ad essere quel ragazzo perbene che è sempre stato.

 

Difronte a questa storia vera, mi viene in mente la gazzarra politico-giudiziaria di questi giorni culminata poi come tutti sanno. Ai protagonisti di quella gazzarra vorrei rivolgermi: chi è disposto a mobilitare il parlamento per rappresentare questa brutta storia di malagiustizia, per dare voce a Giovanni? E chi, conosciuta la storia di Giovanni, può ancora affermare che n Italia la giustizia funziona e che va soltanto difesa l’indipendenza della magistratura? C’è qualcuno disposto a portare una discussione seria all’interno della compagine governativa coinvolgendo anche quei magistrati che dovrebbero – come dice Giorgio Napolitano – essere più propositivi e meno conservativi?

 

Sagge parole, quelle del Presidente della Repubblica, al quale – come Capo del Consiglio superiore della magistratura – confermo la mia più viva speranza che l’esito dei referendum, ancor più dopo aver raggiunto il quorum delle firme, dia ragione a tutti quelli che si battono per una giustizia giusta, ma in attesa di quel risultato gli chiedo: è ipotizzabile che i magistrati che sbagliano vedano la carriera fermarsi? Non parlo di un risarcimento economico che verrà dopo e che spero vivamente venga riconosciuto a Giovanni, ma del riconoscimento di una responsabilità che risponde al sancrosanto principio che chi sbaglia paga. E a mio avviso, una carriera che si blocca è già un bel “pagare”.

 

E infine, un appello alla Ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, persona che stimo e che ammiro: è ipotizzabile creare una sorta di lista di collocamento privilegiato per chi è stato vittima di un errore giudiziario? Sarebbe un modo adeguato seppur parziale dello Stato di riparare ad un danno irreparabile. Per ridare fiducia a chi – a ragion veduta – l’ha persa. Per dare alla politica l’onore e l’onere di far fronte ad un grave errore e di chiedere scusa.

 

Francesca Scopelliti

(presidente della Fondazione internazionale per la Giustizia “Enzo Tortora”)

 

(fonte: il Tempo, 6 ottobre 2013)