Punto a capo

Dall’infanzia nel quartiere romano del Quarticciolo (“più che un sobborgo la mia palestra di vita») all’esordio nel mondo dello spettacolo, ai microfoni della storica “Corrida” di Corrado. Dall’altare della notorietà televisiva alla polvere delle accuse nel celebre scandalo estivo dei provini a luci rosse. Dai giorni cupi degli arresti domiciliari a quelli della rivincita, della riabilitazione prima in video e poi in tribunale, della rinascita legata soprattutto a un nome, Fabiana, la fidanzata con cui oggi progetta un figlio.
Tornato sul piccolo schermo alla guida di “La sai l’ultima?” di Canale 5, Gigi Sabani presenta in un famoso ristorante romano, per lui una specie di seconda casa, il suo libro autobiografico “Punto a capo”, edito da Gremese, e scritto con la collaborazione dello psicologo Stefano Pieri e del sociologo Felice Pironti.
Un modo per analizzarsi e capirsi meglio, ma soprattutto un modo per sancire il ritorno alla vita seguito alla disavventura giudiziaria di cui oggi Sabani dice: “C’è un prima e un c’è un dopo nella mia vita. Prima e dopo quella terribile estate del ’96. Il dolore mi ha cambiato, mi ha maturato. Durante questo periodo sono diventato un altro…Sono cresciuto, in questi tre anni che ho trascorso fra le quattro mura di casa, come un animale ferito. Ho fatto ogni giorno un passetto in avanti, per costruire un qualcosa di nuovo, assieme a Fabiana”.
Nelle pagine del libro, aperto da una prefazione di Maurizio Costanzo e intervallato da una piccola raccolta di foto che testimoniano pezzi di vita pubblica e privata dell’artista, scorrono i volti celebri e meno celebri della nostra tv, i titoli dei fiaschi e dei programmi più seguiti, i nomi dei ristoranti romani frequentati dalla gente nota. Un acquario in cui Sabani, ex-bambino “chiatto” cresciuto giocando a sottomuro in un quartiere stretto tra le grandi arterie della Prenestina e della Casilina, aveva imparato a nuotare benissimo.
Fino all’incidente fatale, raccontato nel capitolo intitolato “Il mostro”: “La carne è sicuramente debole, debolissima – scrive l’artista riferendosi alle accuse di allora – . Ma in una realtà come la nostra non esiste certo il problema di rimediare con le ragazze, spesso così disinvolte da creare imbarazzi a chi non possiede una consumata esperienza, quanto quello di tenerle a debita distanza”.
Dei giorni neri Sabani ricorda gli slanci solidali di Costanzo, della Parietti, di tanti altri nomi dello show-business, ma anche di Fausto Bertinotti che, incontrandolo in un locale del centro, gli aveva detto: “Sono veramente indignato per quello che ti è successo, non riesco a capire come si possono commettere simili aberrazioni!”. Ma c’è chi ha scelto comportamenti diversi: “Uno che mi ha fatto restare male – dice Sabani – è stato Emilio Fede che, in tutta la vicenda, ha dato risalto sempre e solo alle cose negative”.
Una vicenda che alla fine diventa tragicomica, una “fiction” dai toni esagerati, scherza oggi Sabani, dopo che, per ingiusta detenzione, ha ricevuto perfino un risarcimento di 24 milioni.
L’ultima puntata della soap-opera, per chi non la ricordasse, riguardava la storia d’amore sbocciata tra il magistrato allora inquirente Alessandro Chionna e la ragazza dell’allora inquisito Sabani: “Contro quell’uomo – scrive nel libro il presentatore – imitatore – provo solo rancore. Ho visto sempre tutto come un grande show giocato sulla mia pelle, una grande bolla di sapone alimentata da una sorta di protagonismo scomposto di una persona che ha preteso di punire un mondo che, contemporaneamente, è stato oggetto delle sue brame. Una soap opera sul mio caso di cui mi piacerebbe recitare il ruolo di pm”.

 

(Fonte: Fulvia Caprara, la Stampa, 1 marzo 2000)