Il conto salato della malagiustizia italiana

Vale la pena, letterale, di sfogliare la relazione annuale presentata dalla Direzione Generale del ministero della Giustizia per il contenzioso e per i diritti umani si evince che “…la materia dei ritardi della giustizia ordinaria costituisce la gran parte del contenzioso seguito. Per altro il numero e l’entità delle condanne rappresentano annualmente una voce importante del passivo del bilancio della Giustizia, voce la cui eliminazione dovrebbe porsi come prioritario obiettivo dell’amministrazione”.

 

In soldoni: irragionevole durata dei processi, più volte denunciata dal presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano; denuncia che Marco Pannella e i radicali hanno trasformato in vero e proprio programma politico. In soldoni, s’è detto, perché concretamente di soldi si tratta, anche: la relazione quantifica una cifra che, puntualmente, di anno in anno diventa sempre più ingente. Solo per i risarcimenti legati alla ragionevole durata dei processi, lo Stato italiano ha “un debito che a metà del 2014 ammontava ad oltre 400 milioni di euro”. Una cifra a cui vanno ulteriormente aggiunti vari milioni di euro di risarcimento per altri danni causati dalla magistratura italiana ai cittadini, tra cui l’ingiusta detenzione o l’errore giudiziario. Oltre all’ammontare del debito dovuto dallo Stato per i processi lumaca, nel solo 2014 a questa cifra si sono aggiunti “mille ricorsi presentati alla Corte europea dei diritti dell’uomo per lamentare il pagamento ritardato degli indennizzi” già fissati per i cittadini che hanno subìto un danno per l’eccessivo ritardo dei processi. Pur non quantificando gli eventuali risarcimenti dovuti né la loro conclusione, la relazione certifica che nel 2014 sono stati presentati 37 nuovi ricorsi per la responsabilità civile dei magistrati (ancora regolamentati dalla vecchia legge). Questi ricorsi vanno a sommarsi agli oltre tremila ricorsi presentati tra il 1989 e il 2012.

 

Bisogna passare ad un’altra relazione di un’altra direzione generale, quella dei servizi del Tesoro che si occupa materialmente di liquidare i risarcimenti pecuniari, per comprendere quanto sia enorme la piaga degli errori giudiziari in Italia. Nel 2014 si è registrato per gli indennizzi di questi casi un vero e proprio record: dai 4mila euro del 2013 per 4 casi di errore agli 1,6 milioni di euro per i 17 nuovi errori giudiziari. Di questi indennizzi, in particolare, 1 milione è stato disposto come risarcimento per la vittima di un errore a Catania, mentre gli altri 600 mila euro sono andati a 12 persone di Brescia, due di Perugia, una di Milano, una di Catanzaro. Dal 1991, quando con la legge Vassalli sono stati erogati i primi risarcimenti, fino al 2012 lo Stato ha pagato 575 milioni 698 mila euro per i casi di malagiustizia. Nel solo 2014 sono state accolte 995 domande di risarcimento per 35,2 milioni di euro, con un incremento del 41,3 per cento dei pagamenti rispetto al 2013. Dal 1991 al 2012 lo Stato per questo motivo ha speso 580 milioni di euro per 23.226 cittadini ingiustamente sbattuti dietro le sbarre negli ultimi 15 anni.

 

Valter Vecellio

 

(fonte: L’Opinione, 4 marzo 2015)