Che i media rivestano un ruolo decisivo nel procedimento penale dei nostri tempi, è ormai assodato. Così com’è altrettanto evidente (come ci ha spiegato bene Piero Sansonetti in questa intervista) che stampa, televisioni, radio e Internet abbiano una certa ritrosia nell’affrontare un tema spinoso come quello degli errori giudiziari e dei casi di ingiusta detenzione in Italia. Quando però è addirittura l’Unione delle Camere Penali Italiane, attraverso uno dei suoi vertici – in questo caso l’avvocato Francesco Petrelli, Segretario UCPI – a lanciare l’allarme sullo scarsissimo equilibrio che i media mantengono quando si tratta di fare informazione giudiziaria, il problema diventa serio.
L’intervista che pubblichiamo oggi prende spunto da un documento molto interessante realizzato dalle Camere Penali, il Libro bianco sull’informazione giudiziaria. Uno studio ricco, approfondito e decisamente esauriente che fornisce una fotografia molto accurata del modo in cui i giornali coprano le notizie riguardanti i processi penali nel nostro Paese. I dati che emergono dalla ricerca, realizzata dall’Osservatorio sull’informazione giudiziaria dell’Unione delle Camere Penali Italiane, lasciano poco spazio a dubbi: l’informazione giudiziaria italiana è clamorosamente colpevolista, per la stragrande maggioranza dei casi appoggiata cioè sulle tesi dell’accusa, fin dal primo giorno, prima ancora che la difesa possa produrre gli elementi a discarico dell’indagato.
Quali sono le conseguenze di questo atteggiamento supinamente colpevolista? Lasciamo la parola all’avvocato Francesco Petrelli.