Tutti i potenti incappati nell’errore e finiti in carcere

Calogero Mannino

Quando si dice vip, ovvero: very important prisoners. I politici, tutti, senza distinzione di rango, sono tutt’altro che una rarità nell’elenco delle vittime della malagiustizia. Non solo gente comune, poveri cristi come si dice, dunque. Ma anche uomini di potere trascinati davanti ai giudici, dileggiati, sbeffeggiati e alla fine assolti. Spesso, senza nemmeno l’indennizzo o con cifre del tutto irrisorie rispetto ai danni patiti.

 

Qualche esempio? Prendete due potentissimi della Prima Repubblica: Calogero Mannino e Antonio Gava. Al primo non sono bastati 23 mesi di (ingiusta) custodia cautelare perché, dopo l’assoluzione definitiva dal reato di mafia, ottenesse il risarcimento.La Corte d’appello di Palermo ha detto «no». Al secondo, oltre al danno,si è aggiunta la beffa: è stato sì risarcito con 200 milioni di lire quand’era già morto, ma per il ministero dell’Economia sono troppi per i pur lunghi 177 giorni di detenzione. E così, il Ministero ha chiesto alla Cassazione di ricalcolare l’indennizzo andato agli eredi dell’ex leader dc accusato di collusioni con la camorra sulla base delle dichiarazioni dei pentiti.

 

La stessa cifra, l’ha ottenuta l’ex segretario regionale scudocrociato della Toscana Piero Pizzi: trascorse 56 giorni tra carcere e domiciliari, ma almeno per lui (finora) non è stato avanzato alcun ricalcolo delle spettanze.

 

Aniello Napolitano era sindaco di Nola (provincia di Napoli) quando finì in manette per lottizzazioni politiche nella sanità campana. Trascorse un bel po’ di tempo in custodia cautelare. L’indennizzo? Appena 80 milioni di lire.

 

Venti milioni di lire dopo due arresti e sette assoluzioni è quanto ottenuto dal consigliere comunale Dc di Agrigento Salvatore Giambrone, accusato di corruzione e turbativa d’asta.

 

Proscioglimento e indennizzo anche per l’ex capogruppo Dc al consiglio regionale lombardo Giuseppe Adamoli, arrestato nel ’92 dal pool di Mani Pulite: ha incassato come «buonauscita» 10 milioni di lire.

 

Prima c’era stato l’arresto (con 28 giorni in sciopero della fame a San Vittore) di Serafino Generoso, ex assessore regionale lombardo ai Lavori pubblici. Anche lui assolto con formula piena e risarcito però con 50 milioni di lire.

 

All’exparlamentare Giovanni Andreoni, in cella in un’inchiesta per concussione, la Corte d’appello di Milano ha riconosciuto 75mila lire al giorno di indennizzo per un totale di 5 milioni di lire.

 

Peculato è invece l’accusa che portò nel 1983 in manette l’avvocato Federico Maria Ferrara, ex politico dc di Catanzaro: otto giorni di custodia cautelare e 10 milioni di lire dirisarcimento.

 

Quindici giorni in carcere e nove mesi ai domiciliari sono stati liquidati appena 100 milioni di lire all’ex senatore diccì Franco Covello, anche lui ingiustamente accusato di concussione dai pm del capoluogo calabrese.

 

Dall’accusa di associazione eversiva, nel 1992, venne assolto Adriano Tilgher, ideologo e fondatore di Avanguardia nazionale: è stata l’ultima di una lunga serie di sentenzea lui favorevoli. Tilgher ha scontato ingiustamente 5 anni di carcere ottenendo alla fine anche il risarcimento.

 

All’ex parlamentare di An e attuale coordinatore napoletano del Pdl Amedeo Laboccetta i giudici hanno, invece, negato il risarcimento per ingiusta detenzione (oltre due mesi di carcere a Poggioreale), nonostante le assoluzioni definitive, perché si sarebbe macchiata di una «colpa grave». Ovvero: Laboccetta, ai tempi in cui era consigliere comunale del Msi a Napoli, facendo mancare il proprio voto contrario in aula a una delibera d’interesse di un imprenditore, lo aveva comunque indirettamente agevolato. E perché Laboccetta era assente? Quel giorno era impegnato ad accompagnare il suo leader di partito, Gianfranco Fini, da Vincenzo Muccioli.

 

(fonte: il Tempo, 17 settembre 2013)