È di qualche giorno fa la notizia che la V sezione d’appello di Palermo, ha respinto la richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione all’ex ministro democristiano Calogero Mannino. L’onorevole Mannino fu protagonista di una lunga vicenda giudiziaria iniziata nel 1995 e conclusasi con l’assoluzione nel 2010. Fu arrestato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e rinchiuso nel carcere di Roma Rebibbia, dove rimase dodici mesi, prima di passare agli arresti domiciliari.
In carcere perse 33 chili ed ebbe una grave forma di debilitazione. Successivamente scontò altri undici mesi ai domiciliari. Un iter giudiziario molto lungo e complesso il suo che lo vide prima condannato e poi assolto. La cassazione nel gennaio 2010, pose definitivamente fine ai processi confermando l’assoluzione. Partendo da questo dato inconfutabile, i suoi legali presentarono tempo fa la richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione. Qualche giorno fa la risposta dei giudici che negano detto risarcimento, asserendo che l’onorevole Mannino con i suoi comportamenti “ha dato causa con colpa grave alla sua vicenda giudiziaria”.
Non è la prima volta che i magistrati, con questo escamotage, si rifiutano di concedere il risarcimento a coloro i quali sono stati ingiustamente privati della libertà personale. Casi clamorosi ci sono stati ultimamente anche a Milano e Roma con persone assolte e non risarcite. L’art. 314 e 315 del nuovo codice di procedura penale, stabilisce la riparazione per ingiusta detenzione. Un diritto questo inalienabile, che viene però negato con interpretazioni incredibili della norma. Tante persone assolte con sentenza definitiva si vedono rifiutare questo risarcimento in quanto, secondo i magistrati, con le loro frequentazioni hanno tratto in inganno gli inquirenti. Colpevole anche se assolto: questa è la sostanza della sentenza sopracitata e anche di tante altre sentenze. La legge è uguale per tutti nel bene e nel male, quindi tutti gli assolti dovrebbero essere risarciti. Basta con le valutazioni extragiudiziarie. Se la sentenza definitiva è assolutoria, una persona è da considerarsi innocente e quindi deve essere risarcita e i magistrati che valutano la riparazione per ingiusta detenzione devono attenersi alle sentenze.
Giulio Petrilli
(fonte: Notizie Radicali, 23 maggio 2012)