Recidiva è l'accusa

“Semel abbas, sempre abbas” era (ed è) questo il detto canonico che indica il carattere indelebile della consacrazione sacerdotale. Ma pare che anche il carattere di imputato, di sospetto (e quindi di colpevole) sia indelebile, almeno per qualcuno ed in danno di qualcuno. Indelebile malgrado un giudizio di revisione di una pesante condanna, concluso con un’assoluzione piena, ed anche con un risarcimento di tre milioni di euro (ma pagate solo in parte). E’ accaduto, anzi, sta accadendo a Daniele Barillà, condannato a 15 anni di carcere per traffico di droga in conseguenza dello scambio della sua vettura per quella di un trafficante che aveva “seminato” la polizia. Sette anni in galera. Poi il giudizio di revisione, le prove dell’equivoco, l’assoluzione, la scarcerazione. Ed il risarcimento: quasi tre milioni di euro, dei quali però lo Stato ne ha pagati solo due.

Ora Barillà vive in Spagna. Si capisce che non si senta più “a casa sua” dove ha subito una così brutta avventura. Ma dalla Spagna è venuto a sapere che di nuovo indagano su di lui: nel 2001, dopo la scarcerazione, avrebbe acquistato “della droga” in quantità imprecisata e di genere imprecisato da un suo parente, tale Salvatore Arena, pare per rivenderla. Pare (tutto “pare”, a quanto pare) che dal momento della sua scarcerazione le forze dell’ordine (l’ordine, evidentemente, non tollera “revisioni” di “sorta”) lo abbiano in continuazione pedinato, controllato, ripetutamente fermato.

Nulla vieta, ovviamente, che chi è stato vittima di un accusa ingiusta non si renda in seguito responsabile di un reato autentico. Ma se è vero che, dopo aver subito ben sette anni di ingiusta detenzione e dopo che la giustizia aveva riconosciuto il proprio errore scarcerandolo, una persona sia oggetto di una insistente attività di speciale vigilanza, allora anche la nuova accusa assume un carattere inquietante.

Si direbbe che quel giudizio di revisione, caldeggiato addirittura da F.S. Borrelli, Procuratore Generale di Milano che non ha mai avuto fama di lassista e tanto meno di garantista, non sia “andato giù” a qualcuno. Alla Polizia o ad altri.

Ed allora un consiglio a Barillà: resti in Spagna e, se possibile, vada ancora più lontano. Aspettare, magari, altri sette anni in carcere perché lo Stato gli faccia le scuse, facendo pure la cresta sul risarcimento, non è esperienza da ripetere.

Mauro Mellini

(fonte: Giustiziagiusta.info , 14 aprile 2007)