Nitto Palma, presidente Commissione giustizia della Camera
Ingiuste detenzioni! Errori giudiziari! Vite distrutte! Milioni di euro buttati dallo Stato in risarcimenti danni! Classifiche di professionalità sui vari uffici giudiziari! Uno spaccato inquietante, desolante, amaro. Ma la giustizia è davvero così ingiusta? Le risposte possono essere le più diverse, a seconda che ci si ponga in una ottica difensiva o accusatoria del sistema. Ma si correrebbe il rischio di attivare le solite polemiche. Per finire poi a sentire qualcuno affermare ipocritamente che si tratta del solito vile attacco all’autonomia e all’indipendenza della magistratura.
I dati forniti, comunque li si voglia considerare, denunciano due grandi anomalie: l’eccesso dei casi di ingiusta detenzione e la rilevante quantità di denaro pubblico speso in risarcimenti. I 964 casi di ingiusta detenzione, un’enormità sia in sé, sia con riferimento ai 13 casi di errore giudiziario, evidenziano in modo eclatante ciò che il Presidente della Repubblica ha ripetutamente denunciato, l’uso eccessivo e abnorme della custodia cautelare.
E perché ciò avviene? Anche alla luce di quanto affermato di recente dalla dott.ssa Boccassini, non è peregrino sospettare che ciò avvenga, oltre che per una mai punita assenza di professionalità o per un eccesso di presenza di vanità personale, per ottenere quelle pagine di giornale che un processo a piede libero non scomoderebbero, ovvero per ricercare quella popolarità da utilizzare per altre carriere ovvero, ancora, per realizzare una autoassegnata missione sociale di giustiziere, che è quanto di più lontano dall’applicazione della legge e dal ruolo che la legge stessa assegna ai magistrati. E ciò accade e, ahimè, continuerà ad accadere, senza che la politica, forse intimorita o forse connivente o forse interessata a che le cose continuino così, nulla abbia avuto o abbia in animo di fare.
I milioni di euro sono a carico dello Stato, e una legge traditrice del responso referendario del 1987 impedisce che a pagare siano i reali autori dei misfatti. Basti pensare che, ad oggi, lo Stato non ha mai azionato l’azione di rivalsa risarcitoria nei confronti dei magistrati. E guai a parlare di una modifica di questa legge, guai a introdurre il tema della responsabilità civile dei magistrati. Si verrebbe accusati di minare l’indipendenza e l’autonomia della magistratura.
Ma cosa c’entrano questi sacri principi? Non è forse un sacro principio anche quello che chi gravemente sbaglia e crea danno ad una persona ne paghi il tributo? E, se per ipotesi, vi fosse una seria legge sulla responsabilità dei magistrati, non sarebbe essa sola un deterrente a quelle imprudenze o imperizie o peggio che normalmente sono alla basedi tutti i casi di giustizia ingiusta. E, se vi fosse, non cesserebbe la magistratura di essere una casta, forse la più potente che alberga in questo Paese.
In tutti questi anni di politica ho capito che la riforma della giustizia non si farà mai, nonostante che tutti ne parlino e addirittura la invochino. Con danno per i cittadini e, anche, per la maggior parte dei magistrati, che con professionalità, serietà, riservatezza e sensibilità umana svolgono il loro lavoro. E che, spesso, forse troppo spesso, proprio per questo, proprio per non essere noti, non raggiungono i vertici degli uffici giudiziari. Quindi, l’unica strada concessa è quella referendaria. Si corra alla firma.
Nitto Palma
(presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati)
(fonte: Il Tempo, 18 settembre 2013)