Luigi De Santis errore giudiziario

Luigi De Santis, l’ex detenuto innocente che la giustizia non vuole risarcire

Alle 5 di mattina del 24 ottobre del 1978, le guardie entrano in casa di Luigi De Santis, lo arrestano e se lo portano in caserma. Ha 25 anni quando lo mandano a Rebibbia e poi a Civitavecchia, dove lo mettono in isolamento per quaranta giorni con solo un’ora d’aria.
A metà febbraio, lo chiamano in ufficio matricola: “Penso che mi stanno scarcerando e invece mi trasferiscono a Frosinone senza avvertire la famiglia che mi veniva a cercare a Civitavecchia”.
A Frosinone il carcere è un po’ meglio, c’è anche una piccola biblioteca e Luigi ci va a cercare qualche libro, visto che si deve laureare in Sociologia, ma, dice, dopo una settimana “mi richiamano in matricola e mi portano a Sulmona dove torno in isolamento”. Quello è un carcere dove parecchi c’hanno il coltello stipato da qualche parte e, il giorno di Pasqua del 1979, Gigi rischia una coltellata che, alla fine, si prende un pugliese arrestato per qualche furterello.

Passa un anno e si impicca un ragazzo, così Luigi e altri due scrivono una lettera a Lotta Continua per raccontare quello che succede in carcere. Viene immediatamente”impacchettato” e mandato al supercarcere di Trani, in tempo per trovarsi in mezzo alla rivolta del 1980.

«Stavo al primo piano quando ho sentito un botto infernale. Bombe accecanti. Un elicottero è atterrato sul tetto, con una bomba hanno aperto una botola e sono entrati sparando. Ho fatto un’analisi politica: non ci possono ammazzare tutti, forse ne ammazzeranno solo qualcuno. Sparavano a dieci centimetri sopra la testa urlando. Quello che è successo dopo si può immaginare…».

Dopo quattro anni di galera è trasferito a Pantelleria in soggiorno obbligato, dove si laurea con una tesi sul tempo libero degli studenti dell’isola. Dopo una prima condanna, è assolto in appello per insufficienza di prove e poi in Cassazione con formula piena.

Prima dell’arresto aveva vinto il concorso in Banca d’Italia e adesso si trova disoccupato. Inizia la pratica di risarcimento danni per ingiusta detenzione, ma mentre stava in galera è cambiato il codice. Lui è stato giudicato con quello vecchio. Così, racconta, «…non m’hanno manco dato il risarcimento, ma è stata presentata una proposta di legge bipartisan per risarcire anche noi derelitti che siamo stati giudicati con il vecchio codice. Speriamo che passi»

 

(fonte: Ascanio Celestini, Il Venerdì, 11 Marzo 2011)

Per approfondire:

 

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