Con quella refurtiva non c’entra: assolto e risarcito

Arrestato con l’accusa di aver ricettato la refurtiva di una rapina a un autotrasportatore. Ma era innocente, è stato assolto e anche risarcito per l’ingiusta detenzione sofferta.

SCHEDA

Dumitri Spiridon

Foggia (Foggia)
  • Anno
  • 2020
  • Reato
  • Ricettazione
  • Avvocato
  • Antonio Santoro
  • Giorni di detenzione in carcere
  • 48
  • Giorni di detenzione domiciliare
  • 54
  • Errore
  • Indagini
  • Risarcimento
  • 17.598 euro

Oltre tre mesi privato della propria libertà personale, tra carcere e arresti domiciliari. Ma era innocente, accusato di un reato mai commesso. Insomma: vittima di un errore giudiziario. È quello che è accaduto a Dumitri Spiridon, un cittadino romeno di 41 anni, a lungo ritenuto uno dei banditi responsabili di una rapina in autostrada a un autotrasportatore. Ma lui non c’entrava. La sua è stata quindi una ingiusta detenzione.

Ricostruiamo la vicenda. È il novembre del 2011. Un autotrasportatore si presenta alla stazione dei carabinieri di Giovinazzo (in provincia di Bari) per sporgere una denuncia nei confronti di ignoti: racconta di essere rimasto vittima di una rapina a mano armata lungo la Statale 16 bis, all’altezza dello svincolo per Barletta sud. Secondo la ricostruzione dell’uomo, mentre era alla guida del suo mezzo è stato all’improvviso affiancato e bloccato da un’automobile di marca Audi e di colore scuro, da cui sono scese due persone incappucciate, entrambe con spiccato accento barese, una armata di pistola e l’altra di fucile. I rapinatori lo costringono a scendere dal mezzo per salire sulla loro auto, lo sequestrano per circa un’ora e subito dopo lo abbandonano lungo la Statale 16 nella zona di Giovinazzo, fuggendo con il furgone e l’intero carico, per un valore totale pari a circa 250 mila euro.

Il giorno successivo, una pattuglia della Polizia Stradale del Distaccamento di Cerignola intercetta il segnale Gps installato sul semirimorchio del mezzo rapinato. In quel momento si trova in un’area recintata in località Pezza della Meta ad Orta Nova. È un capannone industriale, dentro il quale gli agenti ritrovano metà della refurtiva (fra cui 3 bobine di rame incamiciato del peso di circa 50 quintali, del valore di circa 60 mila euro, più un inibitore del segnale Gps a cinque antenne, un’Audi A6 di colore grigio con targa bulgara). Nella stessa zona, accanto al capannone, si trova una piccola costruzione in muratura che viene utilizzata come abitazione da due uomini: si tratta di Dumitri Spiridon e del suo connazionale di 30 anni, Ionut Bonculescu. Entrambi, solo per questo, vengono arrestati con l’accusa di concorso in ricettazione.

I due romeni negono tutto, fin dal primo momento. Ma non possono evitare di finire entrambi prima in carcere, dove resteranno fino al 13 gennaio 2012, e poi agli arresti domiciliari, che andranno avanti fino all’8 marzo 2012.

Passeranno altri quattro anni, prima che l’innocenza di Dumitri Spiridon e del suo amico risulti finalmente evidente. Il 16 novembre del 2016, il Tribunale di Foggia li assolve dal reato di ricettazione “per non aver commesso il fatto”. La sentenza  diventerà definitiva qualche mese dopo, l’1 aprile 2017, e il difensore di Spiridon, l’avvocato Antonio Santoro, può così presentare istanza di riparazione per i 102 giorni di ingiusta detenzione (48 in carcere e 54 agli arresti domiciliari) del suo assistito.

Il 10 gennaio 2020, la Corte d’Appello di Bari accoglie la richiesta e dispone il risarcimento per Dumitri Spiridon e il suo connazionale di una somma pari a 17.598 euro.

(fonte: FoggiaToday, GiovinazzoViva)

Ultimo aggiornamento: 12 gennaio 2020

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