Il carcere innocente. Un’attesa interminabile, 10 anni, prima di cominciare il processo e poter dimostrare la sua estraneità ai fatti. Una sentenza di assoluzione piena, per non aver commesso il fatto, soltanto a 17 anni di distanza dall’inizio della vicenda. È quello che è accaduto a un trentacinquenne pugliese, residente a Giovinazzo (in provincia di Bari), accusato di detenzione di armi.
Ma procediamo con ordine. Questa storia comincia nel 2004, quando i carabinieri della stazione di Bitonto, durante una perquisizione con i colleghi della Tenenza di Terlizzi, scoprono in casa dell’allora poco più che ventenne pugliese un arsenale di armi: una mitragliatrice calibro 9 mm Parabellum, una pistola mitragliatrice Skorpion calibro 7.65 mm, una pistola Colt, una pistola semiautomatica calibro 7.65 mm, una pistola automatica calibro 9 mm ed un fucile semiautomatico oltre a numerosi proiettili di vario calibro.
Il giovane uomo viene arrestato con le accuse di detenzione di armi da guerra e comuni da sparo, oltre che per ricettazione. Ma – attraverso il suo avvocato Mario Mongelli – sostiene di non sapere nulla di quella santabarbara. Per la Procura della Repubblica di Bari, invece, non poteva essere all’oscuro di quell’arsenale nascosto all’interno di un locale di pertinenza dell’abitazione dei propri genitori.
Tra interrogatori e attese interminabili, il giudizio ordinario ha inizio solo a 10 anni dall’arresto: nel 2014. E dopo 17 anni fatti di udienze e testimonianze, si conclude nel migliore dei modi, per l’imputato: nonostante il pm Bruna Manganelli avesse chiesto per lui la condanna a 4 anni di carcere, i giudici della Seconda sezione collegiale del Tribunale di Bari (presieduta da Marco Guida) la pensano in maniera opposta. E il 14 marzo 2017 e lo assolvono con formula piena, “per non aver commesso il fatto”.
(fonte: Giovinazzoviva.it)
Ultimo aggiornamento: 29 marzo 2017