Dal codice Rocco a oggi, la non riparazione degli errori giudiziari

L’Aquila, 7 dic 2010 – Vedersi segnare la propria vita da anni e anni di carcere, magari da carcere speciale, processi mega processi e poi essere assolti, non è una bella sensazione, se a questa poi si aggiunge che non puoi accedere a nessuna riparazione per ingiusta detenzione, perchè l’assoluzione definitiva è datata luglio 89, tre mesi prima dell’entrata in vigore del nuovo codice che introduce la riparazione per ingiusta detenzione.

Allora oltre il danno la beffa.

Ma è così, il codice fascista Rocco (dal nome del guardasigilli dell’epoca) del 1930, è rimasto in vigore in Italia fino all’ottobre 1989, per essere sostituito con il nuovo codice di procedura penale.

Fino al 1989, l’Italia era in contrasto con tutti i trattati internazionali, in aperta violazione dei basilari principi del diritto.

Un aspetto dimostrativo di questo, è il non riconoscimento di nessuna forma di risarcimento per chi avesse subito la violazione della propria libertà personale con l’ingiusta detenzione.

Un atto altamente autoritario e tipico di quel regime e quel periodo storico.

Fino all’ottobre 1989, tutti coloro i quali erano stati vittime di un errore giudiziario e avevano subito una carcerazione ingiusta non avevano nessuna forma di risarcimento e con la mancanza di retroattività della legge che venne introdotta col nuovo codice di procedura penale, art. 314 e 315 , non l’avranno mai.

Una follia giuridica, in aperto contrasto con la nostra costituzione, art. 24, quarto comma, che assegna un rilievo primario all’inviolabilità della libertà personale, nonché con importanti trattati internazionali che prevedono il diritto alla riparazione, quali la Convenzione per salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, firmate a Roma il 4 novembre 1950 e rese esecutive dalla legge n. 848 del 1955 e il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, adottato a New York il 19 dicembre 1966 e reso esecutivo dalla legge n. 881 del 1977.

Riparare a questa mostruosità giuridica è un dovere di tutti i democratici, con Marcello Pesarini, responsabile dell’osservatorio sulle carceri delle Marche ho predisposto un appello, firmato finora da tanti giuristi, professori universitari, dirigenti di associazioni di volontariato, giornalisti, politici, tante donne e uomini affinché vengano approvati dal parlamento i disegni di legge per introdurre la retroattività nell’equa riparazione per ingiusta detenzione.

(fonte: Giulio Petrilli, responsabile provinciale Pd dipartimento diritti e garanzie; il Capoluogo d’Abruzzo, 8 dicembre 2010)