Scopre su Google che il suo fu un errore giudiziario

Condannato per furto più di 40 anni fa, costretto a passare in carcere 8 mesi da innocente, scopre la chiave per dimostrare che non aveva mai commesso quel reato solo grazie a Google. È successo in Gran Bretagna e il protagonista di questo errore giudiziario scoperto per caso è Stephen Simmons, che oggi ha 62 anni e fa l’imprenditore a Dorking, una cittadina del Surrey.

Questa storia comincia nel giugno del 1975 ed è ambientata a Clapham, un distretto a sud di Londra. Simmons, poco meno di 20 anni, è in macchina con due suoi amici. È da poco passata la mezzanotte. Viene fermato da una pattuglia di agenti della British Transport Police: l’accusa è di aver rubato alcuni sacchi postali della Royal Mail. A mettergli le manette è l’agente Derek Ridgewell, che nel suo rapporto dell’operazione inserirà un dettaglio che aggrava la posizione dei tre giovani: al momento dell’arresto hanno fatto commenti compromettenti. Ma né Simmons né i suoi amici c’entrano nulla con quella storia. E tantomeno hanno pronunciato frasi che possono incastrarli.

Stephen Simmons 1975
Stephen Simmons all’epoca dell’arresto.

Ai ragazzi viene concesso di vedere un avvocato d’ufficio, che gli consiglia subito di dichiararsi colpevoli e non insistere nell’accusare l’agente di aver costruito una versione di comodo per arrestarli: “Rischiereste una pena molto più lunga”. Ma i giovani continuano a dichiararsi innocenti. Risultato: al termine di un processo durato quattro giorni nell’aprile del 1976, vengono tutti condannati. Stephen Simmons sconta 8 mesi di reclusione in un carcere minorile del Suffolk, un’esperienza che incide su di lui al punto da non avere la forza di raccontarla alle figlie, se non quando queste diventano grandi. Quando esce di prigione, ha perso il suo lavoro da addetto in una lavanderia e anche l’appartamento in cui viveva.

Nei successivi 39 anni, Stephen Simmons si ricostruisce una vita, cercando di dimenticare l’incubo del carcere da innocente cui è stato costretto. Poi un giorno, durante un programma radiofonico di consulenze legali molto seguito in Inghilterra, trova il coraggio di telefonare in diretta e chiedere aiuto: “Come posso fare per dimostrare la mia innocenza?”. L’esperto del programma, l’avvocato Daniel Barnett, gli risponde così: “Fossi in lei, cercherei su Google il nome dell’agente che lo arrestò…”.

E Simmons ci prova, senza particolari aspettative. Il risultato, però, lo lascia sbalordito: “Scopro che l’agente Derek Ridgewell è finito in carcere nel 1980, cinque anni dopo il mio arresto, condannato a 7 anni di reclusione per aver rubato sacchi postali per un valore totale di 300 mila sterline. Ed è poi morto dietro le sbarre nel 1982”.

Derek Ridgewell
L’agente Derek Ridgewell.

Con in mano questa nuova prova lampante della sua innocenza, Stephen Simmons si rivolge alla Criminal cases review commission, l’organismo indipendente che indaga sui presunti errori giudiziari commessi dai magistrati britannici. Di lì ad arrivare a un processo di revisione della condanna, il passo è brevissimo: si scopre così che l’agente Ridgewell si era reso responsabile di una serie di arresti di giovani falsamente accusati di rapina, nella metropolitana di Londra.

La condanna di Stephen Simmons, a 42 anni di distanza dai fatti, viene annullata. Il Giudice Capo Lord Burnett, Presidente della Corte Suprema di Gran Bretagna, esprime il suo ufficiale rincrescimento per il fatto che ci sia voluto così tanto tempo per arrivare alla verità, “nonostante le prove fossero così evidenti e facili da ottenere”.

“Oggi è uno dei giorni più felici della mia vita. Finalmente posso dire di non essere un criminale senza che nessuno possa obiettarmi nulla. Posso andare in giro a testa alta”, ha detto Simmons subito dopo la sentenza che lo ha riabilitato.

“Uno degli aspetti più duri da sopportare è stato il fatto di non essere creduto dai miei genitori, perché appartenevano a una generazione cresciuta nel mito che la polizia non potesse mai mentire: mio padre invalido di guerra, mia madre lavorava in una ditta di pulizie di ospedali per poter crescere sei figli”.

“L’agente Ridgewell ha rovinato la vita a tre persone e a chissà quanti altri, sono sicuro che saranno molti. Se quello che è accaduto a me può servire a scoprire qualche altro innocente arrestato da lui, potrò dire che almeno la mia vicenda sarà stata utile a qualcosa”.

 

(fonte: The Guardian)

ultimo aggiornamento: 19 gennaio 2018

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