Si è concluso positivamente il caso dei due coniugi “schiavisti” di Cascia. In molti ricorderanno la curiosa vicenda che nel gennaio 2008 creò tanto scalpore nel casciano coinvolgendo la piccola frazione di La Civita.
Due coniugi, gestori di un’azienda agricola familiare, furono accusati da un loro dipendente marchigiano di essere degli “schiavisti”.
L’uomo, che da circa dieci anni si occupava di badare al gregge, aveva denunciato di essere una sorta di schiavo del ventesimo secolo: costretto a vivere in condizioni igieniche e personali pessime senza acqua corrente e con scarso cibo.
L’agricoltore e allevatore di La Civita, E. D. C., fu subito arrestato e trascorse circa due settimane nel carcere di Maiano. Sua moglie A. R., invece, fu ristretta ad una settimana ai domiciliari.
L’incidente probatorio chiesto dal legale dei due coniugi, Gianvito Ranieri, riportò la questione alle sue giuste proporzioni.
Dal confronto davanti al Gip del tribunale di Spoleto emerse l’insussistenza dell’accusa.
Nel corso dell’incidente probatorio la presunta persona offesa attribuì a sé stesso il fatto di essere sporco e di vivere in condizioni quasi animalesche.
Inoltre la difesa degli indagati fornì foto e filmati che ritraevano il pastore insieme al suo datore di lavoro in occasione di vari festeggiamenti.
Ma la coppia, dopo la scarcerazione, aveva fatto istanza per un risarcimento.
Un recente provvedimento della Corte di Appello di Perugia ha disposto il risarcimento per ingiusta detenzione concedendo il massimo previsto dalla legge: 7 mila euro per l’uomo, circa 2 mila euro per la moglie.
Si conclude così la vicenda dei due coniugi casciani, anche se non è escluso che ora si proceda nei confronti del querelante per calunnia. Soddisfatto l’avvocato Ranieri che è riuscito ad ottenere un risarcimento che ricompensa in parte i due agricoltori per le sofferenze ingiustamente subite.
(fonte: Federica Nardi, Spoleto online , 13 ottobre 2010)