Luciano Rapotez, una vita contro gli errori giudiziari

Tre anni fa, in questi giorni, ci lasciava Luciano Rapotez, 94 anni, vittima di uno dei più clamorosi errori giudiziari del Dopoguerra. Ex partigiano, fu accusato nel 1955 di un triplice omicidio avvenuto nove anni prima. Costretto a confessare sotto tortura, ebbe il coraggio di ritrattare tutto durante il processo, raccontando nei dettagli le violenze subite che lo avevano portato ad accollarsi una colpa non sua. E così, dopo quasi tre anni di carcerazione preventiva (quella che oggi chiamiamo custodia cautelare), Luciano Rapotez fu assolto, anche se solo per insufficienza di prove.

Luciano Rapotez
Luciano Rapotez.

Da quel momento, la sua vita fu consacrata al riconoscimento della verità e a ottenere un risarcimento per i danni – incalcolabili – che ebbe da quella vicenda: lasciato dalla moglie, privato dei figli per disposizione del tribunale, fu costretto a emigrare in Germania.

Nonostante un’odissea giudiziaria durata quasi 60 anni, il riconoscimento da parte dello Stato dell’errore e della tortura usata nei suoi confronti, non arrivò mai. Così come le scuse, a cui teneva forse più di ogni altra cosa. Eppure Rapotez non smise nemmeno per un attimo di battersi per se stesso e per quelli come lui, vittime di errori giudiziari o ingiusta detenzione.

Quando lo incontrammo per approfondire la sua storia nel nostro libro, accettò volentieri di raccontarci quello che aveva vissuto. Apprezzava profondamente l’idea che ci fosse qualcuno disposto a lavorare per sensibilizzare l’opinione pubblica sugli errori giudiziari e sulla tortura. E ci fece l’onore di partecipare di persona alla presentazione di “Cento volte ingiustizia”, nella Sala delle Colonne dell’Università “Luiss Guido Carli” di Roma, nel maggio del 1996: per riuscire ad arrivare puntuale, nonostante i suoi 75 anni suonati, si sobbarcò a un’intera notte in treno. Ricordiamo ancora oggi la freschezza e la lucidità del suo intervento, la mattina dopo, accolto in un silenzio quasi irreale da un pubblico incredulo, partecipe, commosso.

(Benedetto Lattanzi & Valentino Maimone)