La moglie inventa una violenza sessuale, lui finisce in carcere da innocente

Quasi un anno in cella senza colpa per le false accuse di stupro e rapina della sua coniuge da cui stava per separarsi. Dopo due mesi dall’arresto, la donna ritratta: «Ho inventato tutto».

SCHEDA

Massimo Bobbi

Cremona (Cremona)
  • Anno
  • 2005
  • Reato
  • Violenza sessuale
  • Avvocato
  • Simona Bracchi
  • Giorni di detenzione in carcere
  • 343 (carcere)
  • Causa principale dell'errore
  • False accuse
  • Risarcimento
  • Richiesto

Accusato di violenza sessuale, rapina e violenza privata nei confronti della moglie. Costretto a quasi un anno di carcere da innocente. Vittima di un errore giudiziario, causato dalle false accuse della sua coniuge al culmine di una lite per l’imminente separazione. È la vicenda che ha visto come protagonista suo malgrado Massimo Bobbi, 34 anni, di Cremona. Una città purtroppo non nuova a storie tristi di false accuse capaci di generare arresti di innocenti.

Tutto era cominciato il 13 marzo del 2004, quando Rossana Tassi, moglie di Bobbi, aveva chiamato nella notte i carabinieri accusando il marito di averla costretta a salire nella loro abitazione, violentata e poi rapinata di alcuni oggetti personali.

L’arresto di Massimo Bobbi fu convalidato dal Gip di Cremona il 18 marzo. Per l’uomo cominciava dunque un lungo periodo in custodia cautelare che si sarebbe concluso molto più avanti.

Neanche due mesi dopo, il colpo di scena. Nel maggio del 2004 la donna si era recata spontaneamente dai carabinieri per ritrattare le accuse contro il marito: aveva spiegato che la sua ricostruzione dei fatti al momento dell’arresto, era stata pressoché inventata. Insomma, i due coniugi avevano solamente avuto una discussione causata dall’ormai imminente separazione.

Una versione che che la stessa moglie di Massimo Bobbi avrebbe confermato anche davanti al giudice per l’udienza preliminare. Risultato: il 24 febbraio 2005 per l’uomo scattava l’assoluzione da tutti i capi di imputazione con la contestuale, immediata scarcerazione. Del resto, lo stesso pubblico ministero d’udienza, Cinzia Piccioni, aveva chiesto l’assoluzione per i reati di violenza sessuale e violenza privata. Per sua moglie, invece, si apriva un iter ben diverso che probabilmente non aveva neanche preso in considerazione: il giudice per l’udienza preliminare, Marco Cucchetto, trasmetteva gli atti alla procura della Repubblica affinché procedesse per calunnia contro Rossana Tassi.

Il difensore dell’imputato, l’avvocato Simona Bracchi, ha annunciato che presenterà un’istanza di riparazione per ingiusta detenzione: l’obiettivo è ottenere un equo indennizzo per i 343 giorni trascorsi in carcere senza colpa dal suo assistito.

(fonte: Adnkronos)

Ultimo aggiornamento: 24 febbraio 2005

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