Arrestato da innocente per le invenzioni di due sorelle

La sorella minorenne della sua fidanzata lo accusa di averla violentata. Ma non è vero nulla: le due ragazze si sono accordate per incastrarlo. E lui finisce ai domiciliari per quattro mesi, prima di essere assolto e risarcito per ingiusta detenzione.

SCHEDA

G.P.

Leonforte (Enna)
  • Anno
  • 2018
  • Reato
  • Violenza sessuale su minori
  • Avvocato
  • Giuseppe Greco
  • Giorni di detenzione in carcere
  • 120 (arresti domiciliari)
  • Causa principale dell'errore
  • False accuse
  • Risarcimento
  • 14 mila euro

È rimasto per più di quattro mesi agli arresti domiciliari da innocente. Con la tremenda accusa di aver violentato una minorenne, sorella della sua giovanissima fidanzata dell’epoca. Ma lui non c’entrava nulla, perché era tutta una macchinazione delle due sorelle contro di lui. È la tremenda storia in cui è rimasto coinvolto G. P., un giovane di Leonforte (un piccolo centro in provincia di Enna), arrestato nel 2014.

Ed è solo al termine del processo che i giudici del Tribunale di Enna riescono ad arrivare alla verità: non ci fu nessuna violenza sessuale, le due sorelle avevano semplicemente inventato tutto per accusare G.P. Insomma, si è trattato di uno dei tanti, troppi casi di false accuse che ogni anno portano in carcere un innocente.

Verso la fine di dicembre 2018, la Corte d’Appello di Caltanissetta accoglie la domanda di riparazione per ingiusta detenzione presentata dal legale di G.P., l’avvocato Giuseppe Greco. E dispone un risarcimento di poco più di 14 mila euro per il giovane di Leonforte. La Corte, presieduta dal giudice Pasqua Seminara, consigliere relatore Giovanbattista Tona, consigliere Salvatore Faro Faussone, ha definito nell’ordinanza «comprensibili le doglianze” di G. P. “relative alle conseguenze pregiudizievoli patite per il clamore avuto dalla vicenda in paese e per le ricadute rispetto alla serenità dei rapporti familiari». La Corte sottolinea come G. P. non ha mai tenuto comportamenti dolosi o gravemente colpevoli, che avrebbero altrimenti costituito elemento ostativo all’accoglimento della domanda di riparazione per ingiusta detenzione: il giovan è stato sempre «disponibile e collaborativo».

Che non si fosse trattato di stupro, d’altronde, era stato chiarito fin dal primo momento dal referto ginecologico, che strideva con il racconto dell’accusa: la ragazza sosteneva che il giovane l’aveva costretta a subire un rapporto completo, interrotto solo dal rocambolesco intervento della sorella e del ragazzo che era con lei. Ma di quel rapporto non c’era traccia. Così i giudici, nella sentenza di assoluzione divenuta irrevocabile, sono giunti a una ricostruzione molto diversa. Vi era stato un litigio, durante un incontro amoroso, poi il rientro a casa in preda alla rabbia (il giovane aveva litigato con tutte e due le sorelle) e una successiva richiesta di spiegazioni da parte di un genitore. A quel punto la decisione di inventare una violenza.

G. P. è stato scagionato dalle contraddizioni in cui sarebbero incorsi i testimoni, oltre che da un’indagine difensiva condotta dal suo legale.

 

(fonte: EnnaOra)

Ultimo aggiornamento: 27 dicembre 2018

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