Innocente, in cella 2 anni: "Sbagliò a prestare l'auto"

Non ha diritto a un euro di risarcimento per 28 mesi di «ingiusta detenzione» (5 in cella e 23 ai domiciliari) prima dell’ assoluzione nel 2009 in Assise dall’ accusa di partecipazione alle nuove Brigate Rosse: perché no?

Perché – per i giudici Francesca Vitale (relatrice), Massimo Maiello e Antonio Nova – aver prestato l’ auto a Davide Bortolato, un collega poi condannato come br a 15 anni di carcere, «costituisce» per il pur assolto Alessandro Toschi «una imperdonabile leggerezza in assenza di notizie certe circa l’ utilizzo della macchina».

E perché, frequentando il centro sociale Gramigna a Padova, «non poteva non comprendere come certe frequentazioni e la condivisione di idee estremistiche lo esponessero al concreto rischio di vedersi coinvolto nelle relative indagini».

La legge nega agli assolti l’ indennizzo se col loro comportamento hanno comunque (anche solo «per colpa») dato causa all’ arresto, qui firmato nel 2007 dal gip Guido Salvini su richiesta del pm Ilda Boccassini: e per dire no alla richiesta di Toschi, alla quale si era invece associata la Procura generale, i giudici valorizzano la presenza della sua auto a 200 metri da una sede di Forza Nuova alle 2 di notte del 17 novembre 2006, 2 ore prima di un botto: un poliziotto disse di averlo visto lì col fratello Massimiliano (10 anni di condanna ma non per l’ attentato), Toschi ribattè che era a casa con la fidanzata e aveva una teste fino alle 24, l’ Assise pur dubitando dell’ alibi non ritenne di poter condannare: ma oggi ai fini del (non) risarcimento i giudici della V Corte d’ Appello stimano che «la condotta non può non far pensare a un sopralluogo».

E nelle «biglie, fionde e bastoni» a casa sua nel 2007 colgono l’ «indice di appartenenza a un circuito capace di affermare anche in maniera violenta le idee di cui è portatrice».

(fonte: Luigi Ferrarella, Corriere della Sera , 8 marzo 2011)