Ignazio Scardina, il giornalista incastrato da false accuse dei colleghi

Ignazio Scardina è stato un giornalista sportivo apprezzato per la professionalità e per la sua onestà intellettuale. Per questo, quando il 7 aprile 2018 si è saputo della sua morte dopo una lunga malattia, l’amarezza unita al dolore è stata ancora più forte: Scardina era stato coinvolto in un’inchiesta (Calciopoli) che aveva messo a soqquadro il calcio italiano nel 2006. Alcuni suoi colleghi lo avevano accusato di realizzare per la Rai (di cui era caporedattore per il calcio, dopo essere stato uno dei volti di 90° Minuto e della Domenica Sportiva) servizi compiacenti e adulatori nei confronti di Luciano Moggi e dei suoi amici, contrari invece verso i nemici dell’allora super dirigente della Juventus. Non solo: gli si imputava anche di aver ricevuto in regalo un’automobile per aver convinto qualcuno ad astenersi dall’accusare durante il processo il direttore generale juventino. Ebbene, non era vero niente. Ignazio Scardina lo aveva fatto presente fin dal primo giorno, fin da quando – incredulo – si ritrovò tra le mani quell’ipotesi di reato (associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva) pesante come una montagna. Ma si ritrovò comunque ad affrontare un processo penale e uno di fronte alla Corte dei Conti, per danno erariale.

Alla fine Ignazio Scardina uscì completamente assolto su entrambi i fronti, per non aver commesso il fatto. La sua non è stata una vicenda di ingiusta detenzione. Impossibile, però, non farlo rientrare tra i tanti errori giudiziari italiani dovuti a una delle cause più frequenti: le false accuse, appunto. La Rai lo reintegrò, ma non c’è dubbio che quella vicenda lo segnò profondamente, anche e soprattutto nella salute. “È una storia costruita in modo tortoriana”, disse lui a processi conclusi. Era fin troppo chiaro che le false accuse confezionate dagli stessi colleghi della sua redazione lo avevano minato profondamente, per quanto lui tentasse di sminuirne la portata.

Per capire meglio la vicenda che coinvolse Ignazio Scardina pubblichiamo qui di seguito un’intervista che Vincenzo Ricchiuti pubblicò sul suo blog “Uccellino di Del Piero” l’8 febbraio 2012. Dice molto del personaggio e di quello che fu costretto a subire suo malgrado.

 

Ignazio Scardina
Ignazio Scardina in aula durante il processo.

La prima volta che ho visto Ignazio Scardina, fuori l’aula 216 del cosiddetto processo a Calciopoli, gli ho chiesto semplicemente “ma lei cosa ci fa qui ?”. Lui mi rispose, stremato, “Non ne ho la più pallida idea”. L’ultima volta che ho visto Ignazio Scardina, sempre fuori l’aula 216 del cosiddetto processo a Calciopoli, è stata la sera dell’8 Novembre scorso. La notte del verdetto di primo grado e della sua assoluzione. Scardina ne era contento senza alzare la voce. Per rispetto degli altri, i condannati. Telefonava a casa per rassicurare che il papà, il marito, l’uomo era stato assolto. Ma lo faceva come in un sussurro che gli sarà costato un patrimonio di nervi inesplosi. Non si doveva però esultare. Almeno lui non poteva. C’era chi non poteva fare altrettanto.

Dottor Scardina, perché imputato ?

È una domanda che mi sono sempre posto. Mai trovato una risposta.

C’era secondo l’accusa un elenco di fiancheggiatori di Luciano Moggi nei media. Nessuno è finito sotto processo. Come mai solo lei ?

Penso facesse comodo alla Procura di Napoli usare un nome come il mio perché faceva gioco in tutti i sensi.

Che razza di associato è stato lei ?

Sono stato imputato di associazione a delinquere perché difendevo il gruppo. Non sapevo cosa fosse questo “gruppo” ma tant’è. Le telefonate che facevo con Moggi erano per la maggior parte per lavoro. Per il resto solo perché siamo amici. Ci presentò Allodi a Torino: Moggi allora era responsabile del settore giovanile. È una amicizia che dura dal ’70-71.

Che razza di associato è stato lei ? Niente schede, niente incontri, neanche una amichevole in cui lei abbia interferito…

È una storia costruita in modo tortoriana.

Dipaniamola. Lei è stato accusato anzitutto di aver fornito, in qualità di caporedattore di Rai Sport, servizi compiacenti che adulavano gli amici di Moggi e ne contrastavano i nemici.

Sono stato accusato in sintesi di aver privilegiato Ciro Venerato a discapito della Sanipoli. Ciro era ed è tuttora un cane da tartufo per le notizie ma a prescindere da questo la vicenda Sanipoli è stata già chiarita ampiamente dagli organi competenti nelle sedi opportune. La stessa Rai s’è costituita parte civile contro di lei.

Per i servizi compiacenti la Corte dei Conti l’ha pure assolta, Scardina.

Ripeto, giudiziariamente come s’è evinto. Anche nel dibattimento a Napoli con le numerose testimonianze a mio favore dei miei colleghi la vicenda è stata chiarita definitivamente. Giudiziariamente.

Magari le resta il rammarico personale nell’aver visto due persone da lei svezzate professionalmente come Varriale e la Sanipoli denunciarla ai carabinieri per propri interessi personali.

Il grande dolore in questi anni è stata la morte del mio primo avvocato, Francesco Misiani, sostituito poi dal figlio Claudio e quella di Beppe Berti, mio capo al Tg2.

Ignazio ScardinaMagari s’è fatto una colpa anche di questo. Magari pensa “quelle denunce avrei potuto evitarmele”.

Come ho detto anche a De Gregorio, durante l’udienza preliminare, in una redazione va sempre così. Ci sono sempre state rivalità. Se solo in 2 si lamentano, non è un capo d’imputazione. È un successo.

La seconda accusa formulata nei suoi confronti è stata quella di aver indotto Ermanno Pieroni ad astenersi dal fare accuse a Luciano Moggi. In cambio le sarebbe stata “regalata” una automobile.

La macchina in questione, una Fiat Idea, l’ho comperata. Ho portato le prove in Tribunale: i bonifici effettuati. Eppure il Corriere della Sera scrisse: “Moggi regala l’auto a Scardina”.

Che sconto ha avuto ?

Il 19 per cento mi pare.

Al Corriere se non erro lo sconto Fiat è del 40 per cento.

Moggi mi ha regalato una macchina ? Mi sono fatto prestare 25mila euro dalla Banca Popolare di Ancona a 580 euro di rata per 60 mesi. Ho restituito i 25mila alla banca più gli interessi e Moggi mi ha regalato una macchina ?

Vediamo se almeno il conto torna con le date. Dunque. Secondo l’accusa esce una intervista di Repubblica a Pieroni nella quale Pieroni dice qualcosa contro Moggi. Moggi la chiama e lei s’impegna telefonicamente con Moggi per ammorbidire Pieroni. In cambio le “regalano” una Fiat.

Sì.

Scardina, con le date non ci siamo proprio. Lei l’auto l’ha comperata il 01/02/05. Il 05/02/05 ha mandato in onda Pieroni a Dribbling, anticipando le accuse di Repubblica. L’intervista di Pieroni al quotidiano Repubblica è dell’08/02/05. È tutto sfalsato. A dare il la alle accuse di Pieroni è stato proprio lei e l’auto l’ha comprata prima ancora che gliela offrissero.

Ero preoccupato, sa com’è quando ti accusano. Ti fanno venire i dubbi. Mia moglie che è una testa d’acciaio mi ha tolto i dubbi. Peccato che non ho mai commesso delitti. Questo vale pure per Moggi, accusato di aver zittito Pieroni mandandolo a lavorare ad Arezzo. Per quel che so io, a sentire quel che si dice in giro per quell’epoca, non fu Moggi a portare Pieroni all’Arezzo ma Giacinto Facchetti.

Ignazio ScardinaEppure v’hanno coinvolto entrambi.

Per una telefonata. Gliela spiego. Era l’otto di Febbraio del 2005. Un martedì. Io ero in ferie, avevo circa 300 giorni di ferie non prese ma quella volta avevo fatto eccezione per una volta. Arriva una telefonata di Moggi. Quel giorno guarda caso ero proprio davanti al Palazzo di Giustizia di Roma, quello che chiamano il Palazzaccio. Mia moglie stava acquistando cose e Moggi mi fa: “Ma tu hai letto Repubblica ?”. Non ho letto, vedrò. Non l’ho mai letta. Ricordavo bene l’intervista che avevamo fatto noi di Dribbling a Pieroni qualche giorno prima. Una bellissima intervista tra l’altro, in cui Pieroni non risparmiò niente e niente tagliammo. Sa, l’intervista in tv è sempre genuina perché è difficile mentire. C’è l’audio, c’è il video che riprende ogni tua mossa. È tutto autentico per definizione. Niente atmosfera romanzata come nei pezzi scritti. In quel contesto di veridicità estrema e rivolto alla platea tv con la vasta audience che avevamo noi, Pieroni diceva le stesse cose di Repubblica. Quindi quando Moggi mi chiamò mi ricordai subito di questo servizio ma non glielo dissi. Non potevo dirglielo a Luciano perché era già stato attaccato pesantemente sulle colonne del quotidiano. Non volli infierire. Mi limitai a rassicurarlo con un leggerò e vedrò. “Leggerò e vedrò”: questa è l’imputazione ad associazione a delinquere. Non c’è mai stata verifica.

Peccato che lei non abbia mai commesso delitti a questo punto. Nel suo caso l’avrebbe aiutata. Con la coscienza sporca è più facile sopportare.

Peccato che non ho mai commesso delitti, sì. Il Pm fino alla fine mi voleva coinvolgere con un anno e due mesi.

Lei ha avuto problemi di salute.

Nel 2000 la polizia olandese m’ha aggredito, insieme a Mattioli e Scarnati, ledendomi il trigemino. Ogni volta che ho emozioni ho dolore.

Lei ha avuto un infarto.

Sono stato operato dal Professor Meglio dei Gemelli. Due volte. Ogni volta che ho emozioni ho dolore da desiderare la morte.

La morte civica l’ha avuta.

La gente non si rende conto. Sono andato a vivere in campagna. Una casa nella quale all’inizio avevamo solo una camera da letto e che poi pian piano abbiamo sistemato. Ma è stato inevitabile. Ho dovuto lasciare casa, le mie abitudini, la mia vita di sempre. Dovuto. Era un dolore forte abitare in mezzo ai giornalisti. Vederli andare a lavorare. Il guaio per i giornalisti che ci tengono è che il lavoro scompare, la promozione sfuma, mentre sei lì. A guardare la tv.

Ignazio Scardina Franco Baresi
Ignazio Scardina con l’ex capitano della nazionale, Franco Baresi.

Lei è stato reintegrato in Rai.

Reintegrato, ma faccio poco. Ero considerato un numero 1. Ho avuto record di ascolti, 90°minuto, Dribbling, Stadio Sprint. Poi rientri ma si fa poco quando rientri con ordini esterni tipo “tienilo lì”.

Pensa di chiedere i danni ?

Non chiederò mai i danni al Pm, Narducci. Solo se s’accanisce.

Che rapporto ha con Napoli ?

Con Napoli ho sempre avuto un rapporto fantastico. Durante le udienze meno. Pioveva sempre. In quella Napoli che avevo tanto amato. Ora forse mi posso riavvicinare.

Senza il processo e quel tipo di processo.

Un processo senza una prova, senza una testimonianza. Sono laureato in giurisprudenza ma ne avrei fatto volentieri a meno perché capire meglio l’inferno nel quale sei capitato e le sue incongruenze tecniche, beh non lo auguro a nessuno.

L’8 novembre lei è stato assolto.

L’8 novembre non lo dimentico finché campo. Assolto ma pur sempre tardi. Non si aspetta tanto in nome del popolo italiano che non so se avrebbe mai voluto tutto questo.

Tardi per lei che è stato assolto. Figurarsi per i condannati.

Mi auguro che l’Appello ristabilisca la verità.

Magari una mano potrebbero darla i suoi colleghi nei media.

Nell’aula accanto la nostra l’8 Novembre fu processato un uomo che aveva ucciso o ferito gravemente non ricordo un erbivendolo. In quell’aula erano in 6. Corte, avvocato difensore, pm. Non c’era un giornalista. Nessuno. Per un fatto grave, di sangue, nessuno. Da noi non si stava neanche in piedi. Cos’è che fa notizia ? I condannati. Gli assolti non interessano nessuno.

Ignazio Scardina è stato assolto da ogni imputazione per non aver commesso il fatto. Le motivazioni, quelle giuridiche, potete trovarle scritte da qualche giorno. Le motivazioni, quelle vere, invece mai.

 

(fonti: Gazzetta dello SportRepubblica)

Ultimo aggiornamento: 8 aprile 2018