Silvio Scaglia

Silvio Scaglia: “Ho vinto la mia battaglia. Ma in cella restano troppi innocenti”

Silvio Scaglia
Silvio Scaglia.

«Stasera è finita la battaglia più dura della mia vita. Sono molto contento di essere tornato volontariamente in Italia e di essermi sottoposto con fiducia alla nostra giustizia». Gran brusio di sottofondo ed eccitazione alle stelle tra i collaboratori italiani di Silvio Scaglia. Lui, che dagli altari di Fastweb – di cui è stato uno dei fondatori e l’amministratore delegato – era precipitato rovinosamente nella polvere della carcerazione cautelare per associazione a delinquere transnazionale pluriaggravata, insieme con altri top manager della stessa azienda (tra cui l’ex amministratore delegato di Telecom Italia Sparkle, Stefano Mazzitelli), non perde la sua flemma anche se ricorda «un anno esatto di carcerazione preventiva, di cui tre mesi a Rebibbia e altri nove agli arresti domiciliari in Valle d’Aosta».

Dopo le sue vicende giudiziarie, oggi Scaglia è un imprenditore che ha scelto di investire nel business della moda e della bellezza femminile – le modelle di Elite Group e l’intimo di La Perla – ed è già forte in un mercato da noi sconosciuto come quello della musica in Cina con la sua etichetta Gold Typhoon. Ma soprattutto è un uomo assolto dalle accuse che gli erano piombate addosso nel 2010: dopo la prima assoluzione del 17 ottobre 2013, quattro anni più tardi (il 3 ottobre 2017) è arrivata anche quella definitiva della Prima Corte di Appello di Roma, con formula piena.

Che cosa le resta di questa esperienza, ingegner Scaglia?

«La consapevolezza che ci sono battaglie che vanno combattute. È l’unico modo per ristabilire il proprio onore, se mi passa l’espressione per salvare il proprio nome. Ma sono battaglie che in questo, come in tanti altri casi, sono quasi impossibili da combattere per le condizioni in cui uno si trova. La cosa tremenda quando si finisce nella mia condizione è che tutti ti trattano prigione non è così. La metà delle persone che sono in carcere sono in attesa di giudizio e la metà circa di loro sono destinate a non essere poi condannate. Si tratta di decine di migliaia di individui, faccia lei i calcoli…».

Lei questa sera è giustamente soddisfatto, ma il saldo tra l’assoluzione e la lunga carcerazione preventiva è positivo o negativo?

«Ovviamente è negativo perché la mia battaglia è stata durissima e inutile, nel senso che per le condizioni in cui sono stato messo ho dovuto faticare molto per far passare le mie ragioni».

Le resta un senso di sfiducia nella giustizia italiana?

«No, non direi, anzi alla fine mi pare che la giustizia abbia funzionato. Non mi parrebbe giusto generalizzare, anche se mi resta la rabbia verso il comportamento di un gruppo di procuratori».

 

(fonte: La Stampa, SilvioScaglia.it)

Ultimo aggiornamento: 3 ottobre 2017

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