Giudici, la carriera prima di tutto

Il direttore del quotidiano romano “Il Tempo”, Gian Marco Chiocci, interviene con un editoriale sul tema della riforma della giustizia, degli errori giudiziari, dell’ingiusta detenzione e della responsabilità dei magistrati. A poca distanza dalla pubblicazione di dati aggiornati sugli innocenti in carcere nel nostro Paese, le sue parole non sono affatto tenere: il sottosegretario alla Giustizia, Enrico Costa, sta facendo un’opera meritoria di trasparenza nel tentativo di cambiare le cose. Ma le prospettive, stando al ragionamento di Chiocci, non sono affatto rosee: le riforme possibili, viste le resistenze della categoria dei magistrati, sono in realtà decisamente improbabili.

Esattamente due anni fa “Il Tempo” mandò in stampa un’inchiesta devastante sulle ingiuste detenzioni, argomento tornato oggi di moda per il tentativo del governo di farla pagare a chi sbaglia, cioè ai magistrati eventualmente colpevoli d’aver mandato in galera un innocente.
A scanso di equivoci e pie illusioni diciamo subito che nonostante Enzo Tortora, il referendum dei radicali, i mille tentativi di provare a regolamentare un’anomalia solo italiana, quest’ultimo esperimento, lodevole nelle intenzioni e rivoluzionario sulla carta, certamente non vedrà la luce.
Il sottosegretario alla giustizia Costa, nel rendere noti i dati della vergogna (tra errori giudiziari e ingiuste detenzioni in 22mila sono stati risarciti, oltre 600 i milioni di euro che lo Stato ha tirato fuori come indennizzo) ha sollecitato l’applicazione della «responsabilità dei magistrati» attraverso l’avvio, in automatico, ai titolari dell’azione disciplinare, dell’ordinanza che accoglie l’istanza di riparazione per il carcere ingiusto.

In altre parole, nelle intenzioni del sottosegretario, a differenza del passato ove non vi era alcun obbligo di trasmissione, una volta ottenuto l’indennizzo, il fascicolo verrà preso, impacchettato e girato ai titolari dell’azione disciplinare che valuteranno se e come comportarsi con il magistrato che ha trattato il caso in questione.

 

Fino ad oggi su 22 mila errori giudiziari accertati, hanno pagato solo 8 giudici. Con questo sistema in tanti potrebbero rischiare inciampi di carriera. Ecco perché la rivoluzione sognata da Costa non si farà mai.

 

Gian Marco Chiocci

 

(fonte: Il Tempo, 15 settembre 2015)