Finisce in cella nove giorni per tentato omicidio ma è la sosia

Il Gip del Tribunale di Catania Francesco D’Arrigo ha archiviato il fascicolo aperto lo scorso anno nei confronti di Maria Andò, una palermitana di 24 anni che il 13 febbraio del 2008 è stata arrestata dai carabinieri per rapina e tentativo di omicidio commesso a Catania. La giovane, rimasta per nove giorni nel carcere di Pagliarelli, si è scoperto era una sosia della vera rapinatrice.
Le indagini furono avviate dopo la rapina con percosse commessa il 31 agosto del 2007 a un tassista di Catania, che durante l’aggressione rimane gravemente ferito. I carabinieri ritennero di averla identificata nell’autrice del rapina, ma era una che le somigliava molto.
“Sono stata trattata come una delinquente – afferma Maria Andò – ho vissuto una situazione paurosa in un ambiente che ti fa sentire fuori dal tempo per una vicenda paradossale: io non sono stata mai a Catania”.
In suo aiuto arrivano le testimonianze di tre amiche che davanti al giudice delegato di Palermo, il pm Consiglio, confermano che quel giorno Maria Andò l’ha trascorso con loro senza mai muoversi da Palermo. Intanto le indagini vanno avanti e portano alla vera rapinatrice, una minorenne senza fissa dimora che è arrestata.
Lei adesso vittima innocente dell’iter della giustizia ha deciso di raccontare la sua vicenda per “evitare che possa accadere ad altri”. “Non capisco come si possa mandare in carcere un’incensurata innocente – conclude Maria Andò – e soprattutto come mai un magistrato che commette un errore del genere non debba pagare per il suo sbaglio”.
(Fonte: Ansa, 4 feb. 2009)

Accusata di rapina e tentato omicidio è rimasta in cella per nove giorni da innocente: era solo una sosia delle vera responsabile. É la disavventura giudiziaria di una palermitana di 24 anni, Maria Andò, arrestata dai carabinieri il 13 febbraio dello scorso anno per un fatto accaduto a Catania ai danni di un tassista. Adesso il Gip di Catania, dopo che la ragazza ha trascorso 9 giorni al carcere ‘Pagliarelli’ di Palermo ed è stata poi scagionata dalla testimonianze di tre amiche, ha archiviato l’indagine. Maria Andò, che peraltro non è masi stata a Catania, adesso ha deciso di raccontare la sua storia “per evitare che possa accadere ad altri” e sostiene di “essere stata trattata come una delinquente” ho vissuto una situazione paurosa in un ambiente che ti fa sentire fuori dal tempo per una vicenda paradossale: io non sono stata mai a Catania”‘.
Il j’accuse della Andò, figlia di un agente di commercio, è però rivolto, principalmente nei confronti dei magistrati: “Non capisco come si possa mandare in carcere un’incensurata innocente e soprattutto come mai un magistrato che commette un errore del genere non debba pagare”.
La vera autrice della rapina e del tentativo di omicidio, una minorenne senza fissa dimora, è stata poi arrestata.
(Fonte: Apcom, 4 feb. 2009, Cas)