Chiede la retroattività per l'ingiusta detenzione

Ha scontato quasi sei anni di carcere preventivo, dal 1980 al 1986, con l’accusa, poi caduta, di associazione di banda armata legata all’attività delle Br. Giulio Petrilli , di Ortona dei Marsi, ma aquilano di adozione, oggi 50enne, sta conducendo una battaglia per essere risarcito.
Giulio Petrilli ha inviato una lettera al presidente della Commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli , al presidente della stessa Commissione alla Camera, l’onorevole Giulia Bongiorno , e per conoscenza al presidente del Consiglio, Berlusconi , e al ministro di Grazia e giustizia, Angelino Alfano , chiedendo la retroattività della legge sul risarcimento per ingiusta detenzione. Petrilli ha scontato 5 anni e 8 mesi per la condanna in primo grado emessa dal tribunale di Milano nel 1980 e ha girato molte carceri italiane, tra cui alcune a regime speciale (San Vittore, Trani, Fossombrone – nelle Marche -, Ascoli Piceno), dove c’erano sezioni di isolamento, che oggi corrispondono al 41-bis, regime di carcere duro.
Petrilli è stato assolto con formula piena nel processo d’Appello e in Cassazione, dove non è stata riconosciuta l’accusa di banda armata. Ora Giulio Petrilli, ex Rifondazione comunista, che ora si riconosce in una “Sinistra garantista”, ha intrapreso una battaglia legale perché la quinta sezione penale della Corte d’appello di Milano, non gli ha riconosciuto il risarcimento per ingiusta detenzione, perché la legge è entrata in vigore tre mesi dopo l’emissione della sentenza definitiva (a luglio 1989 e la legge è dell’ottobre successivo).
“Chi ha subìto un’ingiusta detenzione con una sentenza emessa prima dell’entrata in vigore del nuovo Codice di procedura penale, non può richiedere il risarcimento. È una norma che va cambiata”, sostiene Petrilli, “estendendo il risarcimento anche a chi ha subìto l’ingiusta detenzione prima dell’entrata in vigore della legge, perché il carcere produce danni irreversibili e permanenti. Mi ha già risposto l’ufficio del ministro Alfano,dicemdomi che prenderanno in esame il caso. Oltre a questo mio, ce ne sono altri”, conclude Petrilli. La richiesta di risarcimento si basa sul massimale previsto dalla legge, ovvero 516 mila euro.

(Fonte: Il Centro, 3 febbraio 2009, Vittorio Perfetto)