L’imprenditore leccese Marcello Casavaola, 61enne, è tornato in libertà.
L’annuncio è stato dato alla famiglia direttamente dal suo legale, l’avvocato Cosimo Rampino, dall’Albania, dove l’uomo era stato imprigionato con l’accusa di reticenza. Sono state settimane frenetiche, quelle che hanno visto impegnate le forze diplomatiche italiane, prima di giungere a questa felice conclusione di un vero e proprio incubo giudiziario ad occhi aperti.
A preannunciare che la situazione avrebbe senz’altro assunto una piega positiva era stato già la scorsa settimana il sottosegretario alla Giustizia Alberto Maritati, che aveva ricordato come il “reato di cui è accusato è stato derubricato, e per la nuova ipotesi di reato è prevista una pena molto più lieve”. Marcello Casavola, nove anni fa, assistette all’omicidio del suo autista.
Tornato in Albania per una vacanza con la compagna, oriunda della nazione dirimpettaia della Puglia, è stato però riconosciuto e dichiarato in arresto con l’accusa di reticenza: secondo le autorità locali, Casavola non avrebbe infatti fornito agli inquirenti tutti i dettagli di cui a loro giudizio sarebbe a conoscenza in merito a quel delitto.
Ma come prospettato da Maritati, a seguito delle modifiche avvenute nel tempo nel codice penale del Paese della Aquile, il reato è stato cambiato in falsa testimonianza, ragion per cui Casavola può tornare in libertà versando una cauzione di 5mila euro.
“La notizia della liberazione di Marcello Casavola dopo giorni e giorni di ingiusta detenzione nelle carceri albanesi riempie di gioia”, è stato il commento del senatore Alfredo Mantovano, anch’egli molto attivo nell’assumere subito una posizione sulla vicenda. “Invio pertanto, a lui e alla sua famiglia, gli auguri più sinceri per il ritorno in libertà. Nondimeno esprimo un sentito apprezzamento per il difficile lavoro svolto dalla nostra rappresentanza diplomatica in Albania”.
(fonte: LeccePrima.it, 15 ottobre 2007)
Mantovano: “Per Casavola deve intervenire il Governo”
Sul caso dell’imprenditore detenuto in Albania, il senatore ha presentato un’interrogazione ai ministri di Giustizia ed Esteri. “Incoerenza fra le accuse rivolte e le disposizioni penali albanesi”
Accusato dalla giustizia albanese di favoreggiamento, Marcello Casavola, imprenditore leccese, è tenuto sotto chiave nel carcere di Tirana. Del suo caso ne hanno abbondantemente discusso nei giorni scorsi le cronache locali. Nove anni fa Casavola assistette ad un omicidio, ma secondo gli inquirenti del Paese delle Aquile non avrebbe fornito tutti gli elementi di cui, a loro dire, sarebbe a conoscenza. Tornato a distanza di anni in Albania, è stato riconosciuto dalle autorità e dichiarato in arresto. Le sue condizioni non sarebbero oltretutto delle migliori. In una lettera scritta al direttore dell’istituto penitenziario, l’uomo ha denunciato il pessimo trattamento. Ristretto in una cella con altri dieci detenuti, senza neanche un giaciglio per la sua prima notte. La faccenda è delicata e si stanno ovviamente muovendo le autorità italiane. Delle scorse ore l’interessamento diretto del sottosegretario alla Giustizia Alberto Maritati e del senatore Alfredo Mantovano.
E’ proprio quest’ultimo a tornare oggi sull’argomento, chiamando in causa direttamente il Governo italiano, affinché intervenga in modo diretto. “Dopo aver avuto nei giorni scorsi ripetuti contatti con la nostra Ambasciata a Tirana, ho presentato stamani un’interrogazione al ministro della Giustizia e al ministro degli Esteri sul caso che interessa Marcello Casavola, ancora in stato d’arresto a seguito del provvedimento numero 170 del 4 ottobre 2007, emesso dal Tribunale di Kavaje”, dichiara Mantovano. “Le notizie trasmesse dal suo avvocato, tramite l’Ambasciata, descrivono una situazione di incoerenza fra le accuse rivolte e le disposizioni penali e procedurali in vigore in Albania per la tutela dei diritti delle persone sotto inchiesta”.
“A Casavola non è stata comunicata alcuna formale accusa”, sottolinea Mantovano. “Solo verbalmente la Procura ha fatto sapere che è indagato di omessa denuncia, in base all’articolo 300 del Codice penale, a proposito di un fatto accaduto nel 1998, quando Casavola si trovava casualmente in un’automobile, l’autista della quale è stato assassinato. Se va dato atto alla nostra rappresentanza di avere finora assistito Casavola, procurandogli un valido avvocato e garantendo i contatti con la famiglia e tutte le notizie utili, diventa però indispensabile un intervento diretto del Governo italiano sul Governo albanese, che faccia valere l’assurdità della vicenda, l’età e l’onestà dell’arrestato, e i buoni rapporti di collaborazione che da tempo intercorrono fra Roma e Tirana”.
(fonte: LeccePrima.it, 8 ottobre 2007)