Quanto ci costano le condanne di Strasburgo

Crocifisso a parte, gli ultimi dati disponibili sulle sentenze della corte europea che riguardano l’Italia, e che sono quelli del 2007, parlano di 27 condanne che ci obbligheranno a risarcire qualcosa come 10 milioni e 59 mila e 693 euro. Una somma che si aggiunge a quella, molto più grande, determinata dalle innumerevoli sentenze di condanna nei confronti del ministero di Giustizia per ingiusta detenzione.

Sentenze destinate ad accrescersi in futuro dopo una pronunzia della Corte costituzionale, la numero 219 dello scorso 20 giugno, che ha stabilito che anche chi non è stato prosciolto nel merito ma ha semplicemente scontato più carcere preventivo di quello per cui è stato poi condannato definitivamente ha diritto a essere risarcito.

Nella relazione al parlamento sull’esecuzione delle sentenze della Cedu (acronimo usato per la Corte europea dei diritti dell’uomo) nei confronti dello stato italiano sono però contenute altre chicche. Ad esempio molti magistrati italiani stanno utilizzando la corte di Strasburgo come una sorta di grado di appello della Corte Costituzionale italiana.E questo nei rari casi in cui i conflitti di attribuzione tra poteri dello Stato da loro sollevati, riguardo a giudizi di insindacabilità delle opinioni dei parlamentari espresse nei loro confronti, non vengano accolti. Il primo ad avvalersi di questo jolly è stato il pm milanese Paolo Jelo nei confronti della sua ex collega Tiziana Parenti, poi diventata parlamentare di Forza Italia.

Ielo aveva querelato la Parenti per le sue dichiarazioni rispetto alla vexata quaestio delle indagini sulle tangenti al Pci – Pds.

La Camera aveva detto che le opinioni espresse dalla Parenti facevano parte dei giudizi insindacabili di un parlamentare nell’espletamento del proprio mandato. Il tribunale di Roma che procedeva contro la Parenti, su richiesta di Jelo, si è rivolto alla Consulta e ancora una volta era stato ribadito il principio della insindacabilità.

A questo punto Jelo si è rivolto alla Cedu che invece ha dato ragione a lui e ha detto che è “irragionevole” non salvaguardare l’individuo dalle esigenze della collettività. Quanti magistrati adesso potranno imitare Jelo dopo che la Cedu ha stabilito che la nostra costituzione deve adeguarsi ai principi giuridici europei e che le decisioni della corte costituzionale in materia di insindacabilità sono tutte da censurare? Altri problemi economici verranno all’Italia dalla giurisprudenza Cedu in molti altri settori: la legge Pinto che invece di rimborsare più velocemente chi ha avuto un processo durato anni aggiunge altro tempo prima di fare partire i rimborsi; la disciplina degli espropri per pubblica utilità perché viene ritenuta non in linea con gli standard europei la tassa del 20% sulle cifre corrisposte dallo stato come stabilisce la legge 359 del 1992; la confisca dei terreni lottizzati abusivamente e appartenenti a terzi che per la Cedu è illegittima in quanto non esistono pronunzie di merito a carico di questi terzi e, “last but not least”, la disciplina di espulsione degli extra comunitari.

In questo ultimo caso la Cedu ha dichiarato illegittime persino le espulsioni di presunti terroristi (Ben Khermais Essim Sami) verso i rispettivi paesi di provenienza quando in questi ultimi venga praticata la tortura. E se è vero che l’onere di dimostrare la circostanza sta in capo all’espulso, è altrettanto vero che per la Cedu fanno fede i rapporti di Amnesty o di altre ong che si occupano di diritti umani.

E chi viene espulso illegittimamente secondo la corte europea dei diritti dell’uomo va risarcito. Anche se è un terrorista.

(fonte: Dimitri Buffa, l’Opinione , 5 novembre 2009)