Usa, dopo 26 anni di carcere ingiusto sale sul ring e vince

Nella boxe debuttare tra i pro con una vittoria, e ritirarsi da imbattuti, non ha prezzo. Farlo nella vita, è anche meglio. E’ quanto è capitato a un pugile americano, Dewey Bozella, che ha una storia veramente particolare. Un uomo capace di salire la famosa scalinata del Philadelphia Musuem of Art, quella resa celebra da Rocky. Ma Bozella è più forte di Rocky Balboa e della finzione cinematografica. Perché ieri sera, al suo debutto tra i professionisti (pesi leggeri), allo Staples Center di Los Angeles, ha battuto il 30enne Larry Hopkins. Perché Bozella di anni ne ha 52, e perché 26 li ha trascorsi ingiustamente in carcere.

 

Nel 1983 è stato accusato di aver assassinato brutalmente un’anziana di 92 anni per rubarle pochi spiccioli. Un’infanzia e un’adolescenza turbolente, segnate da lutti (a 9 anni il padre ammazzò di pugni la madre incinta davanti ai suoi occhi, due dei suoi fratelli furono assassinate) e da sbandate. Un’accusa tremenda, fornita da due testimoni in cambio dell’immunità. Ma Bozella si rifiuta di ammettere la sua colpevolezza, neanche a fronte di uno sconto di pena.

 

Fino a quando nel 2009 l’associazione “Innocence Project” riesce a dimostrare la negligenza delle indagini e a fare scagionare l’ex ragazzo. Che nel frattempo si è diplomato e laureato in teologia. E ha iniziato a tirare di boxe. Uscito di prigione, viene notato dall’Espn che lo incoraggia e lo finanzia attraverso  il Premio Coraggio dedicato ad Arthur Ashe, il primo tennista nero a vincere un Grande Slam. E arriva il giorno dell’incontro della vita. Vinto per decisione unanime della giuria. Una giuria non influenzata da indagini mal condotte. “In cella sognavo di veder accadere questo. E ne è valsa la pena. E’ stato il mio sogno divenuto realtà”.

 

(Fonte: Virgilio.it, 16 ottobre 2011)