ln carcere per errore, ma lo Stato non vuole risarcirla

Quello stesso Stato che ingiustamente l’ha messa dietro le sbarre, per due anni e undici mesi, con l’accusa infamante di omicidio volontario, adesso vorrebbe anche negarle il diritto al risarcimento. No, ad Adriana Vasilica Iacob i 210 mila euro stabiliti con la sentenza assolutoria della Corte d’Assise d’Appello di Roma, non spetterebbero o quanto meno andrebbero ridimensionati.

 

E’ questo in sintesi il ricorso che l’Avvocatura generale dello Stato, per conto del Ministero dell’economia, ha presentato alla Cassazione: “La Iacob – si legge nel ricorso – si rifugiava in un uso smodato di sostanze alcoliche. Tale condizione, in aggiunta della presenza di gravi lesioni sul corpo della persona che doveva accudire e ai cattivi rapporti di colei che doveva assistere, ha ingenerato il grave sospetto di omicidio”. La Iacob, dunque, “ha concorso con dolo o colpa grave a cagionare l’emissione del provvedimento di applicazione della misura cautelare”.

 

“Assurdo che si utilizzi lo stratagemma dell’ubriachezza, dei presunti cattivi rapporti per giustificare tre anni di ingiusta detenzione”, sottolinea Giacomo Tranfo, il legale della badante romena. Paola Iori (nella foto), l’8 gennaio del 2008 era morta d’infarto. E non perché la Iacob l’avesse picchiata. Le fratture nel costato, come poi è emerso in Corte d’assise, erano da attribuirsi al massaggio cardiaco. Questa è la prima beffa che ha portato ad una prima condanna ingiusta. E adesso, dopo due anni e 11 mesi in carcere, si vorrebbe negare il risarcimento. Non vorrei che un palese errore giudiziario venisse fatto pagare alla stessa vittima”.

 

(fonte: Giuseppe Scarpa, la Repubblica Roma, 5 febbraio 2013)