Il ragioniere con quella corruzione non ebbe nulla a che fare

Arrestato con l’accusa di avere un ruolo in un giro di tangenti, in realtà non c’entrava. Assolto con formula piena. Risarcito per ingiusta detenzione.

SCHEDA

Michele Daina

Agrigento (Agrigento)
  • Anno
  • 2020
  • Reato
  • Corruzione
  • Avvocato
  • Giuseppe Scozzari, Angelo Sutera
  • Giorni di detenzione in carcere
  • 18 (arresti domiciliari)
  • Errore
  • Indagini
  • Risarcimento
  • 7500 euro

Diciotto giorni agli arresti. Con un’accusa particolarmente pesante, per un professionista come lui: corruzione. Ma era innocente e tutto è finito in una bolla di sapone, con un’assoluzione con formula piena e un risarcimento per ingiusta detenzione. Protagonista di questa vicenda è Michele Daina, ragioniere palermitano del gruppo Girgenti Acque. Nel 2015 fu coinvolto nell’inchiesta denominata “Duty Free”, un’operazione eseguita dalla Guardia di Finanza di Agrigento su un presunto giro di tangenti all’Agenzia delle Entrate, in cambio di favori o annullamenti di sanzioni tributarie.

Michele Daina era accusato di aver avuto un ruolo nel presunto accordo corruttivo tra l’allora presidente di Girgenti Acque, Marco Campione, e il direttore dell’Agenzia delle Entrate Pasquale Leto. Ma fu assolto dal Tribunale di Agrigento, così come tutti gli altri membri del gruppo e lo stesso direttore (che fu condannato solo per abuso d’ufficio, ma non per corruzione). In quell’occasione il Gup Giuseppe Miceli dispose comunque il rinvio a giudizio nei confronti di altre 12 persone.

Non appena la sentenza di assoluzione è divenuta definitiva, i legali di Michele Daina (gli avvocati Giuseppe Scozzari e Angelo Sutera) hanno presentato un’istanza di riparazione per ingiusta detenzione alla Corte d’Appello di Palermo. Per i 18 giorni trascorsi agli arresti domiciliari senza colpa, gli avvocati avevano chiesto 10 mila euro, sottolineando i gravi danni psicologici e professionali subiti dal loro cliente.

Il 10 novembre 2020, i giudici di appello hanno accolto la domanda di riparazione per ingiusta detensione, accordando però a Michele Daina un indennizzo inferiore rispetto a quanto richiesto: 7.500 euro. Nell’ordinanza di riparazione per ingiusta detenzione, la Corte d’Appello di Palermo riconosce i danni morali e di immagine legati al grande risalto mediatico che all’epoca fu dato alla vicenda. E sottolinea che a Daina «non si può addebitare alcuna colpa».

 

(fonte: AgrigentoNotizie, Grandangolo)

Ultimo aggiornamento: dicembre 2020

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