In carcere 6 mesi per un errore, poi il giudice lo proscioglie

Il mio cliente è rimasto in carcere ingiustamente per sei mesi ed ora merita giustizia”. A parlare è l’avvocato Federico Donegatti che, ieri mattina, davanti al giudice per le udienza preliminari Carlo Negri, ha ottenuto l’assoluzione del suo assistito. Il rodigino G.M., infatti, è stato prosciolto dall’accusa di rapina per non aver commesso il fatto dopo essersi sempre dichiarato innocente.

La vicenda risale a inizio aprile di un anno fa quando il 52enne venne arrestato con l’accusa di aver puntato una pistola alla tempia del 21enne badiese M.T. per farsi consegnare del denaro. Una rapina che sarebbe avvenuta lungo via Marconi, poco distante dalla stazione ferroviaria. Erano circa le 18.10 quando il 21enne disse di essere stato aggredito dopo aver spiegato a G.M. che non aveva un centesimo, suscitando ancora di più l’ira dell’aggressore. Proprio per questo G.M., che ha comunque precedenti per rapina, avrebbe estratto una pistola — poi rivelatasi finta — puntandola alla tempia del 21enne.

Una vicenda che, secondo Donegatti, presentava molti punti oscuri. Secondo la ricostruzione del 21enne, infatti, G.M., pochi istanti dopo, decise di desistere, andandosene via per la sua strada e lasciando atterrito il giovane che poi si rivolse alle forze dell’ordine.

Quella sera — racconta invece Donegatti — i due si incontrarono ed effettivamente ebbero anche un diverbio ma la cosa finì lì. La pistola che G.M. aveva in tasca, oltre che essere finta, serviva per scacciare i piccioni e non è mai stata rivolta contro il 21enne. Ora presenteremo una contro denuncia per calunnia nei suoi confronti”.

Ma Donegatti, soddisfatto per il proscioglimento del suo assistito, va oltre. “Valuteremo se preparare una causa per ingiusta detenzione — prosegue il legale —. Non posso che ringraziare il giudice Negri per l’attenzione dimostrata e lo stesso pm che ieri mattina ha chiesto l’assoluzione del mio assistito”.

Una bella vittoria per Donegatti che aveva anche chiesto e ottenuto un supplemento d’indagine. «I testi ascoltati — conclude il legale — hanno contribuito a fare chiarezza e a rendere molto discutibile il racconto del 21enne. I due tra l’altro si conoscono e hanno anche cenato assieme alla mensa Ozanam. G.M. sapeva bene che il 21enne non aveva un centesimo in tasca e non si capisce perché avrebbe dovuto rapinarlo”.

(fonte: Marco Signorini, Il Resto del Carlino, 12 marzo 2009)