Ecco quali sono i criteri per calcolare la riparazione

Quattro milioni di euro: è giusto un indennizzo di questa entità? “Sacrosanto. Non ci sono limiti alla somma. Eppoi, anche se la cifra può fare un certo effetto, non è mica una novità: la responsabilità civile dei magistrati esiste dal 1865 nel codice di procedura civile. Il che significa che, da quando esistono i codici, è previsto che quando il magistrato sbaglia si paga una “riparazione per la ingiusta detenzione”.
Rosario Minna, procuratore aggiunto a Firenze, ha condotto le inchieste per le stragi sui treni negli Anni ’70, quelle finite senza vittime, “per puro miracolo”. Uomo di legge e di lettere: suoi la “Breve storia della mafia”, uscita per gli Editori Riuniti, e il recente “Un volto sul processo”, dove il volto è del senatore a Vita Giulio Andreotti e il processo quello di Palermo che lo ha mandato assolto. E sue, pure, un centinaio di cause per “riparazione per la ingiusta detenzione”.
Concluse? “La metà con il risarcimento, le altre respinte dalla corte d’appello”.
Con quali motivazioni? “La detenzione non era ingiusta”.
Come viene calcolata la “riparazione”? “Esistono criteri che contemplano dei minimi e dei massimi”.
Come dire che un poveraccio, già di per sé scalognato perché magari non mette insieme il pranzo con la cena, quando gli cade in testa la tegola di un’ingiusta accusa che lo porta in galera, anche al momento di esser risarcito riceve un trattamento differente da quello uno di successo: è così?
“Niente affatto, il trattamento è identico: solo la cifra può essere differente. Nel caso in questione, i quattro milioni di euro riguardano gli anni che ho passato dentro: non ho guadagnato e ho perso”.
Va bene, ma perché paga lo Stato e non il singolo magistrato?
“Sono codificate due situazioni differenti. Io sono finito in galera e sono stato assolto perché ero completamente innocente. Allora chiedo allo Stato il risarcimento del danno, i giorni che sono stato in galera non ho lavorato, non ho guadagnato. Ho subìto danni e lo Stato mi paga. E questa è una causa. Ma può essercene una seconda. Sono stato in galera perché il giudice ha sbagliato davvero. Allora chiedo il risarcimento al magistrato. Siccome il processo si fa davanti ad altri giudici, per evitare che il giudice che decide sia influenzato dalla presenza di un collega, il risarcimento lo chiedo al ministro. Se il tribunale condanna il ministro, il ministro quei soldi li prende poi dal magistrato. La riparazione per l’ingiusta detenzione è un discorso, ed è quella contro lo Stato. Poi, se uno ritiene di essere stato in galera ingiustamente per un errore pesante del magistrato, fa la causa per la responsabilità civile”.
Insomma, il magistrato che sbaglia non paga mai?
“Dire che non paga è sbagliato. Per farlo pagare ci vuole un’altra causa”. Perché?
“Vogliamo dimostrare che c’è stato l’errore? E l’errore lo si può dimostrare senza un giusto processo? O il giusto processo si applica soltanto ad altri e non ai magistrati?”.
D’accordo. Ma perché l’indennizzo non è automatico e uno è costretto a battere le vie legali per ottenerlo?
“Per assicurare davvero le garanzie del cittadino. Io sono finito in galera in maniera sbagliata per questi mesi, ho subìto un danno e lo paghi subito: fra l’inizio della richiesta di risarcimento per l’ingiusta detenzione e la decisione passano un tre mesi, che in Italia è quasi un record. Perché, naturalmente, bisogna essere sicuri. Ma la trafila è velocissima: sei mesi è proprio il massimo. E il danno materiale è risarcito al 100%”.
E se ha sbagliato il magistrato?
“Beh!, se uno dice: ‘L’avete fatto apposta’, allora fa la causa di responsabilità. Ma è una causa regolare: il giudice ha, o no, diritto a un avvocato? Ha diritto a un processo regolare? Va fatto il primo, secondo e terzo grado. E il risarcimento arriverà dopo 10 anni”.
In definitiva, questo dei risarcimenti è davvero il capitolo più rapido della legge?
“Sì, è il settore più veloce”.
Anche quando si devono pagare quattro milioni di euro?

(Fonte: la Stampa, 8 febbraio 2003, Vincenzo Tessandori)