Annullata la condanna al giudice che non voleva il crocifisso in aula

La Sesta sezione penale della Cassazione «ha annullato senza rinvio perché il fatto non sussiste» la condanna per il giudice del Tribunale di Camerino, Luigi Tosti a sette mesi di reclusione per interruzione di pubblico servizio e omissione di atti d’ufficio inflitta dalla Corte d’Appello dell’Aquila nel maggio 2007 perché il magistrato si era rifiutato di svolgere le sue funzioni nell’aula giudiziaria a causa della presenza di un crocifisso.

IL FATTO NON SUSSISTE – All’inizio dell’udienza la difesa del giudice Tosti aveva rinnovato la richiesta di rimuovere, non solo in Cassazione ma in tutte le aule di giustizia, i crocifissi ed ogni simbolo appartenente alla religione cattolica. Ma la Sesta sezione penale ha respinto l’istanza e portato avanti il processo vista l’assenza di simboli religiosi nell’aula. Il sostituto pg della Cassazione, Vincenzo Geraci, aveva chiesto l’annullamento con rinvio della sentenza di condanna di Tosti ritenendo che occorreva riformulare il reato a carico del magistrato. Secondo Geraci, infatti, poiché le udienze dopo il rifiuto del magistrato si erano tenute lo stesso, attraverso la nomina di un sostituto, non si sarebbe configurata un’ omissione di atti d’ufficio, piuttosto un turbamento dell’attività giudiziaria. I giudici della Sesta sezione penale, presieduta da Giorgio Lattanzi, hanno invece deciso per l’annullamento della sentenza senza però rinvio, ritenendo che «il fatto non sussiste» e quindi non ci sarebbe stata omissione d’ufficio da parte di Tosti.

O ME O I CROCIFISSI – «La sentenza della Corte di Cassazione è un passo importante, ora abbiamo eliminato l’aspetto penalistico, aspettiamo quindi il procedimento disciplinare in corso su di me e se tornerò in aula a fare il giudice è ovvio che continuerò la mia battaglia “o me o i crocifissi in aula”». Questo è il commento del giudice Luigi Tosti alla notizia dell’annullamento della sua condanna. Il giudice Tosti ha comunque sottolineato che continuerà la sua battaglia per far togliere in tutte le aule dei tribunali d’Italia il crocifisso e che il rispetto alla sua coerenza, se mai tornerà al lavoro, dopo la sospensione della sua attività che dura ormai da tre anni da parte del Csm, si rifiuterà di tenere udienza ogni qualvolta si troverà di fronte un simbolo della religione cattolica. «La mia battaglia – ha detto Tosti – è per il rispetto del principio di laicità che in Italia è violato soltanto dalla religione cattolica, mentre tutte le altre religioni lo rispettano. Infatti gli unici simboli che ricorrono sono quelli della religione cattolica, non abbiamo mai visto, ad esempio, simboli islamici o buddisti».

(fonte: Corriere della sera.it, 17 febbraio 2009)