Albanese prosciolto dall omicidio di un baby prostituta

Un giovane operaio albanese abitante a San Concordio è stato prosciolto dall’accusa infamante di aver partecipato come autista al massacro della baby prostituta albanese Laureta Josifi trovata carbonizzata nel maggio 1998. La decisione è stata presa dal gip nell’aula bunker del tribunale di Firenze al termine dell’udienza preliminare che si è svolta in videoconferenza su richiesta del magistrato inquirente della procura di Lucca.
L’inchiesta – che ha già visto la condanna di tre albanesi – si era riaperta in seguito alle dichiarazioni rese da una super testimone, la prostituta Afrodita S., che ai magistrati disse di aver visto l’amica assassinata poco prima dell’omicidio assieme ad altri connazionali, tutti rinviati a giudizio per questa seconda tranche processuale, compreso il trentenne operaio albanese riconosciuto attraverso una foto. A credere ciecamente nella versione dell’immigrato – fidanzato e con un lavoro stabile – è stata sin dall’inizio l’avvocato Veronica Nelli che, con l’aiuto del collega Manuele Ciappi, è riuscita a trovare prove inconfutabili della sua innocenza. Quella notte, come testimonia il registro delle presenze fornito dal datore di lavoro, l’operaio albanese stava effettuando il turno e non poteva essere dietro villa Reale dove venne trucidata la ragazza. Un alibi di ferro che non aveva impedito al giovane di finire dietro le sbarre per 4 mesi. Adesso l’avvocato Nelli chiederà un congruo risarcimento per ingiusta detenzione.

(Il Tirreno, 25 settembre 2004)