Usa, 45 anni in carcere innocente: “Prove nascoste alla difesa”

Wilbert Jones
Wilbert Jones

“Questo caso è stato una tragedia impensabile per Wilbert Jones e per la sua famiglia. Nessuno può cancellare questa tragedia, ma il tribunale può e deve farla cessare subito ordinando la sua liberazione immediata. La legge lo permette e la morale lo impone”. Con queste parole Emily Maw, direttore di Innocence Project New Orleans, ha chiesto oggi la scarcerazione del suo assistito Wilbert Jones, 63 anni, in carcere innocente da 45 anni e mezzo per sequestro di persona e violenza sessuale. Il giudice distrettuale della Louisiana ha cancellato infatti la decisione con cui un suo collega aveva condannato Jones all’ergastolo, con questa motivazione: “Ha tenuto nascosto alla difesa una prova altamente favorevole al condannato”.

L’ufficio del procuratore distrettuale ha annunciato di voler chiedere alla Corte suprema della Lousiana la revisione del caso Jones. Per Emily Maw sarebbe solo una perdita di tempo e uno spreco di danaro pubblico: “Il mio assistito è innocente. Continuare a tenerlo in carcere significa violare l’ottavo emendamento che sancisce il diritto a vivere liberi da ogni punizione ingiustificata e inumana”.

Wilbert Jones era stato dichiarato colpevole nel 1974 per aver sequestrato e violentato una giovane infermiera del Baton Rouge General Medical Center il 2 ottobre 1971. Ma pochi giorni dopo, un’altra infermiera era stata rapita e violentata nello stesso luogo e con modalità analoghe. Questo secondo episodio, però, era stato tenuto nascosto alla difesa di Wilbert Jones, una circostanza che avrebbe ovviamente cambiato l’esito del processo. Non solo: per quella vicenda fu in seguito arrestato un uomo, le cui impronte digitali furono in effetti trovate sul volante dell’auto usata per condurre la vittima in un luogo appartato. Ma nessuno fece mai confrontare quelle impronte con quelle di Wilbert Jones.

L’infermiera vittima del primo reato non si è mai detta certa di aver riconosciuto Jones come il suo aguzzino. Inoltre, tutta una serie di altre circostanze che avrebbero contribuito a scagionare immediatamente l’innocente dietro le sbarre, non fu mai presa in considerazione dai giudici. Così Wilbert Jones restò in carcere.

L’infermiera del Baton Rouge General Medical Center morì nel 2008. Ma una dichiarazione giurata con efficacia di prova in giudizio, sottoscritta dal marito il 5 maggio di quest’anno, dice testualmente: “Sono consapevole del fatto che gli avvocati del signor Jones hanno la prova che il reato fu commesso da un’altra persona. Non posso dire io se il signor Jones sia innocente o meno, ma se lo è, sostengo fortemente la domanda dei suoi difensori per il rilascio immediato. Sarebbe una tragedia se fosse rimasto tutto questo tempo in carcere per un reato commesso da qualcun altro”.

 

(fonte: The Advocate, 7 novembre 2017)