Oltre due anni e due mesi in carcere da innocente. Ottocento giorni di ingiusta detenzione con un’accusa pesantissima – associazione per delinquere di stampo mafioso – che per l’accusa sembrava certezza, ma che ha invece finito per naufragare sotto due sentenze di assoluzione. Si può riassumere in queste poche righe la vicenda giudiziaria di N. C., un uomo di Vibo Valentia arrestato come presunto membro di una delle maggiori cosche della Calabria e ora non soltanto assolto in primo grado e in appello, ma anche risarcito per ingiusta detenzione.
Finito in manette nel quadro di una maxi inchiesta che portò a uno dei procedimenti penali per associazione mafiosa più rilevanti degli ultimi dieci anni, N. C. era stato incastrato da un mix di intercettazioni e rivelazioni di collaboratori di giustizia. Gli inquirenti avevano creduto di individuare in lui uno degli elementi chiave di una cosca potente e temuta. Ma evidentemente si sbagliavano.
Gli indizi a carico di N. C. non hanno retto al vaglio dei giudici del Tribunale di Vibo Valentia prima e della Corte d’Appello di Catanzaro poi. In entrambi i casi il verdetto è stato di assoluzione piena. E la stessa Procura generale ha deciso di non presentare un ricorso in Cassazione.
Una volta divenuta irrevocabile la sentenza per l’uomo, il suo difensore, l’avvocato Michelangelo Miceli, ha presentato un’istanza di riparazione per ingiusta detenzione. Per gli 800 giorni trascorsi dietro le sbarre senza colpa, N. C. aveva diritto a un indennizzo, considerato come l’uomo avesse «sofferto gravi pregiudizi tanto nella vita privata e lavorativa quanto nella sfera emotiva che lo avevano provato sia fisicamente che moralmente», e fosse «già affetto da molteplici patologie alle quali non ha potuto prestare le cure necessarie durante il periodo di custodia cautelare». La domanda è stata accolta il 14 febbraio 2022: la Corte d’Appello di Catanzaro ha stabilito che nei confronti dell’uomo venga versato un indennizzo pari a 152 mila euro.
Durante la sua lunga vicenda processuale, N. C. era stato anche destinatario di un sequestro di beni mobili ed immobili, che però la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Vibo Valentia gli aveva restituito qualche anno dopo, a seguito di ricorso avanzato sempre dalla difesa dell’imputato.
(fonte: Quotidiano del Sud)
Ultimo aggiornamento: 16 febbraio 2022