Il paradosso della giustizia italiana

Due processi, due assoluzioni. Due storie parallele, che accendono nuove luci sinistre sullo stato della giustizia in questo paese. Da una parte 39 “disobbedienti”, tra i quali il leader dei centri sociali veneti Luca Casarini, che erano imputati a Roma per una serie di espropri proletari compiuti nel novembre 2004. Dall’altra un ventenne di Taranto, che nell’agosto 2004 aveva preso un ovetto Kinder in un chiosco ed era stato rinviato a giudizio. In entrambi i casi, l’accusa era furto aggravato.

 

Nel primo caso, le merci rubate dai disobbedienti assommavano a un totale di 54 mila euro di allora, nel secondo a meno di un euro. Nel primo caso, gli imputati erano non solo rei confessi (”È stata un’operazione mediatica” avevano dichiarato), ma erano stati immortalati da telecamere e riconosciuti dai commessi dell’ipermercato e dei negozi dove si erano svolti i furti.

 

Nel secondo caso, il reato era dubbio perché il ragazzo sosteneva che stava per pagare l’ovetto Kinder, mentre il proprietario al contrario lo accusava di averlo messo in tasca.

 

Sono stati tutti assolti.

 

Si sa il perché nel caso del ragazzo di Taranto: i carabinieri, accorsi al chiosco alle richieste del negoziante, avevano notato immediatamente che i jeans indossati dall’accusato erano così attillati da rendergli fisicamente impossibile il tentativo di nascondere alcunché, e che l’ovetto era perfettamente integro.

 

Nel secondo caso, invece, non si capisce proprio come il tribunale possa avere assolto gli imputati. Leggeremo le motivazioni della sentenza. Intanto va sottolineato che nel primo processo sono trascorsi 11 anni e 5 mesi dal fatto. Nel secondo, sono passati 2 anni e 8 mesi. E chissà quale è stata la spesa per lo Stato, per un ovetto che costava un euro!

 

Maurizio Tortorella

 

(fonte: Panorama, 29 Marzo 2012)