Non rubò quell'ovetto Kinder: assolto dopo 3 anni

Tre anni di processo per aver rubato un uovo di cioccolato. E poi l’assoluzione perché il fatto non sussiste. E’ la tragicomica vicenda che ha visto come protagonista Donato, uno studente tarantino, accusato di aver rubato l’ovetto Kinder da una bancarella di una località balneare salentina.

È successo il 4 di agosto del 2009. Donato, allora 18enne, chiacchierava con un amico a Montedarena, sulla litoranea salentina, proprio davanti a un rivenditore ambulante di frutta e dolciumi. La cosa certa è che si è avvicinato all’Ape Poker del venditore (che di nome fa Luciano) per prendere un ovetto di cioccolato. Da qui in poi, però, le versioni diventano due. Lo studente dice di aver preso il Kinder dall’espositore per mostrarlo al commerciante e pagarlo. Il commerciante, invece, sostiene che il ragazzo l’aveva messo in tasca e che quando gli ha detto «ti ho visto, volevi rubarlo», ha ricevuto come risposta una raffica di insulti (da qui il rinvio a giudizio anche per ingiurie).

 

«Tutto falso» replica Donato. «Mi ha sgridato perché non dovevo toccarlo e gli ho chiesto pure scusa». Insomma, un battibecco. Niente che valesse più di una banale seccatura. E invece no. Il venditore ambulante ha chiamato i carabinieri, Donato è stato identificato e sentito in caserma e alle due di notte, quando suo padre si è ritrovato davanti al commerciante, ha provato a chiudere la partita con tante scuse e una stretta di mano. Niente da fare. E nemmeno i tentativi di transazione dei giorni successivi sono andati a buon fine (l’ultima offerta era 1.600 euro).

 

Così la faccenda è diventata decisamente più seria di quel che meritava e il fascicolo dell’ovetto è finito sul tavolo del pubblico ministero Raffaele Graziano: furto e ingiurie. Rinvio a giudizio e processo. Avendo ben presente che anche soltanto l’atto di citazione costa ben più del valore della refurtiva.

 

Il ragazzo, appena diciottenne, ha dovuto affrontare un processo per essere poi riconosciuto innocente. Un calvario che avrebbe pure compromesso la carriera del giovane in quanto per quest’accusa sarebbe stata respinta la sua richiesta di arruolamento nella Marina militare.

 

Era stato lo stesso pubblico ministero, Raffaele Graziano, a chiedere l’assoluzione, come fatto naturalmente dal difensore dell’imputato, l’avvocato Gianluca Pierotti: la sentenza è stata emessa ieri dal tribunale di Taranto.

 

In una vicenda così, è curiosa anche la motivazione della sentenza: “Il ragazzo indossava un jeans a vita bassa aderente e tale da impedire l’intromissione nella tasca di un uovo di cioccolato”.

 

(fonti: la Repubblica Bari, 28 marzo 2012; Francesco Casula, Corriere del Mezzogiorno, 28 marzo 2012; Giusi Fasano, Corriere.it, 30 settembre 2011)