Francesco Bellavista Caltagirone

Bellavista Caltagirone: «Io, assolto. Ma massacrato e non risarcito»

Assolto perché il fatto non sussiste. Francesco Bellavista Caltagirone è stato assolto insieme con altri nove imputati dal Tribunale di Torino dall’accusa di truffa ai danni dello Stato, abuso d’ufficio, intimidazione di soggetti istituzionali, l’accusa di associazione per delinquere era già stata archiviata dal gip torinese un anno fa: si è così clamorosamente sgonfiata l’indagine della Procura di Imperia che si era abbattuta come un ciclone sul porto ligure, sull’imprenditore romano e sul dominus politico Claudio Scajola. L’ex ministro aveva visto poi archiviate tutte le accuse nei suoi confronti.

Parla Bellavista Caltagirone

«Quattro anni dopo – dice Bellavista Caltagirone – mi trovo massacrato fisicamente, economicamente, sentimentalmente. Ho perso tutto per ingiuste accuse ma non chiedo danni e non cerco vendette. Sono orgoglioso, sono onorato di essere stato giudicato da tre donne giudice di grande onestà e equilibrio intellettuale che hanno guardato solo ai fatti senza pregiudizi. L’Italia ha ancora di questi magistrati».

Caltagirone è stato arrestato il 5 marzo del 2012, in carcere c’è rimasto nove mesi. «Il carcere – dice – non è solo ovvia sofferenza fisica e mentale, e io ho perso dodici chili, ma è terribile soprattutto l’impossibilità di difendersi, accusa e difesa non hanno pari diritti, solo in Italia c’è una custodia cautelare come quella che ho patito io».

Parla di «accanimento» l’imprenditore romano e va oltre: «Quel pm di Imperia mi voleva tenere in galera ad ogni costo forse con la speranza che io crollassi e accusassi qualcuno. Ma io non potevo certo accusare chi non aveva fatto niente». Il riferimento è evidentemente all’ex ministro Claudio Scajola, finito nel mirino della Procura.

La vicenda

La vicenda del porto d’Imperia è iniziata nel 2010 ma è esplosa nel 2012 con l’arresto dell’imprenditore, la tesi della Procura era che l’incarico alla Acquamare di Caltagirone per la costruzione del porto fosse illegale, frutto appunto di una truffa ai danni dello Stato. Le conseguenze sul piano pratico sono state pesanti. La Porto di Imperia è fallita, Acquamare e la casa madre Acquamarcia sono in concordato preventivo.

«Io ho fiducia e rispetto nei magistrati – dice Caltagirone – e in questa vicenda ne ho dovuti conoscere tanti ma quell’unico pm di Imperia ha distrutto un’azienda con duemila dipendenti diretti e ottomila indiretti, Acquamarcia ha subito la chiusura di credito delle banche, i cantieri bloccati, i sequestri. Mi chiedo se il Consiglio Superiore della Magistratura non possa riflettere su tutto ciò».

Il risarcimento negato

Il 15 settembre 2022,  la quarta sezione penale della Corte di Cassazione (presieduta da Francesco Maria Campi) ha definitivamente respinto la richiesta di risarcimento dei danni per ingiusta detenzione presentata da Francesco Bellavista Caltagirone arrestato nel marzo del 2012 nell’ambito dell’affaire Porto di Imperia. I legali di Caltagirone avevano chiesto un indennizzo di 500 mila euro, ma i giudici hanno ritenuto “gravemente colposa” la condotta del costruttore che ha quindi indotto i magistrati ad applicare la misura cautelare. In sostanza, secondo la Cassazione, i comportamenti del costruttore romano avevano fatto formare la legittima convinzione negli inquirenti che stesse commettendo una truffa ai danni del comune di Imperia

 

(fonti: Corriere della Sera, Sanremonews)

Ultimo aggiornamento: 17 ottobre 2022)

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